IO SONO SCIREA
«Scirea brucia all’inferno»
La scritta infamante contro un mito come Gaetano Scirea, uomo prima che calciatore che va al di là dei colori indossati, è solo l’ennesima tragica testimonianza di come questo mondo, non solo nel calcio, stia decadendo.
La deficienza viene spacciata per autoritarismo, l’ignoranza per competenza, l’odio becero si traveste da passione.
Ecco, la passione.
Quella vera, per la tua squadra del cuore ma per il calcio in generale.
Perchè, per chi ama il calcio, la domenica (oggi sdoganata a spezzatino settimanale) è il giorno di un rito che non puoi svolgere da solo, con la tua squadra del cuore, ma hai bisogno della Juventus come della Ternana, di Traini come di Scirea.
Tutto e tutti contribuiscono a celebrare quel rito che non è fine a una singola partita, una singola squadra, ma a un mondo magico che si dipana attraverso le settimane, i mesi, gli anni.
Un mondo nel mondo.
La nostra vita, insomma.
Non è solo il goal del bomber della tua squadra a rendere meraviglioso quel mondo, ma parte fondante di quest’alchimia magica sono anche un tuffo strepitoso di un portiere, l’intervento arcigno di un difensore avversario, i cori bellissimi (non quelli discriminanti e razzisti, insulti veri all’intelligenza umana) delle tifoserie e i loro colori, gli aneddoti di presidenti e allenatori, persino l’errore dell’arbitro.
E giocatori come Gaetano Scirea, 16 stagioni da protagonista, piu di 500 presenze, un difensore mai espulso, un campione del mondo, sono un patrimonio di questo mondo, il nostro, quello di chi ha la passione per il calcio.
Il mondo del calcio senza passione è un deserto desolato, popolato solo di numeri, bilanci, dati contabili, cubature e sponsor, televisioni e tornei delocalizzati in nome del dio danaro.
E odio.
Questo non è essere sportivi, questo non è essere tifosi.
Avanti, adagio, fanculo a chi non si sente Gaetano Scirea.