Prologo
C’è in atto una guerra, silenziosa, invisibile, senza bombardamenti e senza mezzi corazzati,senza truppe schierate. Non è trucida come quella che taglia le gole, non sporca le strade di sangue , non offre visioni di carni straziate e arti mutilati.
Ma è altrettanto dura, si combatte e si vince sulla pelle dei cittadini,dei popoli. Le strategie si decidono nelle stanze dei bottoni, al fresco di un climatizzatore e con un inserviente sempre pronto a portarti un drink.
E’ la guerra che i ricchi hanno mosso contro i poveri, le banche contro la sovranità degli Stati, l’economia contro la pietas umana. Tutto questo in ossequio in omaggio alla famigerata teoria secondo la quale, arricchire i più ricchi fa bene a tutti!
Il caso Grecia
In tutto questo il campo dove provare le armi usate in questa guerra è stato individuati nella culla della civiltà mediterranea, la Grecia.
Ci viene oggi descritto come un paese di corruttori e corrotti, un popolo pusillanime che arrogantemente vorrebbe andare in pensione a 55 anni, un cicala nel formicaio europeo. Qualcuno dovrebbe sapere che la Grecia, così come l‘Italia,il Portogallo e la Spagna erano paesi “a rischio” anche prima di entrare nel gorgo famelico della UE. Ma allora non fregò niente a nessuno, anzi si chiusero non uno ma due occhi ed altri orifizi per non sentire la puzza del marcio.
Bisognerebbe conoscere i dati Eurostat che segnalano, fin dal 2005, l’età media pensionabile per i cittadini greci a 61,7 anni (quasi un anno in più rispetto alla media europea, la Germania era allora a 61,3, l’Italia a 59,7).
Bisognerebbe conoscere il pensiero di un premio nobel per l’economia come Paul Krugman che dimostra, conti e dati alla mano, come l’avanzo primario della Grecia «corretto per il ciclo» è di gran lunga il più alto d’Europa: due volte e mezzo quello della Germania, due punti percentuali sopra quello dell’Italia.
Perchè basterebbe ricordare alla moralizzatrice Germania che il suo export bellico era sopratutto verso l’indebitata Grecia, che acquistava sommergibili e carri armati ma nessun teutonico storceva il naso allora! Ma tutto ciò non è a conoscenza. E se anche lo fosse non basta, evidentemente.
Creare il nemico, cercare la vittima
E quindi la Grecia deve essere messa lì ad arte, vittima sacrificale per far capire, al resto d’Europa e forse del mondo, che non ci si schiera contro il potere economico. Sarà l’impiccato da tenere nella piazza a imperitura memoria.
Sono sicuro di questo e vi spiego il perchè. La Grecia è, ad oggi, un paese che ha dato tutto quello che poteva, e molto di più. Perché allora continuare a spremerlo se da questo limone non può uscire piu’ goccia? Qual’è la logica di un creditore, per stupido che possa essere, che preferisce uccidere il proprio debitore piuttosto che aiutarlo sperando in tempi migliori?
E’ quello che sta facendo invece Christine Lagarde, diabolica donna di potere, e quindi il Fmi con i greci. Allora bisogna capire che ci deve essere qualcosa di piu dalla semplice costruzione scientifica del «nemico». E’ la volontà precostruita, pianificata, ricercata di un sacrificio esemplare. Una lezione “salutare” per gli altri popoli.
Ricette sbagliate.
I vertici di UE, BCE, FMI hanno un solo scopo: dimostrare, con ogni mezzo, che chi sta in basso mai e poi mai potrà sperare di far sentire le proprie ragioni, anche a discapito delle loro fallimentari ricette.
Gli errori,nel corso degli anni, si sono sommati ad altri errori, incancrenendo una situazione già drammatica per se stessa. Ora, nella questione Grecia si va avanti per forza di inerzia con uno stato non piu’ sovrano che avanza proposte e un organismo quasi mafioso che le rigetta.
E’ tutto scritto nero su bianco, anzi rosso su nero, dove il rosso indica le correzioni europee alle proposte greche. E così ci accorgiamo che non sono considerate attuabili, guarda caso, tutte le riforme che garantirebbero un minimo di stato sociale come la possibilità di mantenere l’Iva più bassa (13%) per gli alimenti essenziali e al 6% per i materiali medici.
All’opposto, l’Europa dei banchieri e dei profittatori, strozzini in giacca e cravatta, ha depennato, sempre in rosso,ogni accenno a tassare «in alto» i profitti più elevati (superiori ai 500mila euro) oppure licenziamenti più facili, espansione del precariato e contrattazione ai minimi termini. Guarda caso la riforma del lavoro imposta alla Grecia dalla Troika non sembra poi così lontana dal Jobs Act di renziana memoria, figlia forse non tanto del burattino toscano ma delle volontà di schiavizzazione del lavoro di lobby economiche.
Perchè è giusto che i ricchi siano sempre piu ricchi e i poveri accontentarsi dell’avanzo, come il cane seduto ai pieni del padrone aspetta il suo osso.
Sussulto d’orgoglio
La Grecia serve anche a rafforzare un concetto: che nessun altro sia più tentato dal fascino dell’eresia della libertà. E’un avvertimento agli spagnoli che potrebbero votare Podemos, o ai portoghesi oppure agli italiani sempre piu’ attratti da Grillo e Salvini, antieuropeisti come la Le Pen in Francia e Horban in Ungheria.
C’è chi però già ora non ci sta alle regole del gioco. Anni fà lo fece l’Islanda che mandò a monte baracca e burattini del FMI e, dopo qualche sofferenza, riuscì a risalire l’abisso e oggi è una nazione che ha recuperato dignità economica e sovranità nazionale. Il referendum fu l’arma utilizzata per liberarsi dalle fauci del mostro economico. Gli islandesi allorta rifiutarono il piano di rimborsi predisposti dal Fmi, e fregandosene delle banche creditrici inglesi e olandesi ricostruirono il loro futuro.
E’ quello che ora vuole fare Tsipras, chiedendo direttamente al popolo greco di scegliere la via da seguire. Lo farà, si dice, anche lui attraverso un referendum, uno di quegli atti che all’Europa dei banchieri proprio non và giu, tanto che mai sono stati usati per dare ad alcun popolo una qualsiasi sovranità sulle scelte europee. Ma a chi spetta decidere? C’è forse qualcuno che può sostituirsi al popolo greco, o a qualsiasi altro popolo, in un frangente di miseria e costrizione ?
Il tiranno finanziario e politico europeo ha reagito con malcelato fastidio a quest’ennesimo colpo di coda di un pesce che cerca di liberarsi dall’amo del pescatore. Lo fece già quattro anni or sono, quando venne prospettata l’idea, sempre ai cittadini greci, di esprimere la loro volontà contro le ricette amare allora imposte dalla UE.
Ricette che, ricordiamolo, hanno portato la Grecia in uno stato di prostazione e di umilazione continuo, con persone che vivono in strada, le mense per poveri sovraffollate, il tasso di disoccupazione ai massimi storici e, udite udite, il tasso di mortalità infantile al 43%!
La differenza tra allora e oggi è che abbiamo un Tsipras al posto del fantoccio Papandreu, un governo eletto democraticamente e non imposto e un popolo che ad una lenta agonia potrebbe preferire un rapida eutanasia e scoprire che, sì, al di là della morte esiste un’altra vita. Anche fuori dalla UE.
Conclusioni
Quella che si combatte in Grecia è una guerra subdola e terribile, lontana dal sangue degli attentati terroristici che fanno maggior scalpore e forse sono correlati al tutto.
Ma è una guerra che, nel silenzio assordante dell’opinione pubblica, miete molte piu’ vittime. Famiglie si disgregano, malati che non si curano, imprenditori che si suicidono, bambini denutriti, una società al collasso prima economico e poi morale. Tutto questo per creare nuovi schiavi per gli stessi padroni.
Se, come tutti speriamo, Tsipras e i greci riusciranno a salvare, in un modo o nell’ altro, il proprio Paese, combattendo e vincendo contro quello che assomiglia sempre piu’ a un colpo di stato finanziario, sarà un qualcosa di incredibile importanza non solo per i greci ma per tutti noi. Forse allora si potrà puntare a far nascere una vera Europa, dove l’economia non sia piu’ il primo mattone, ma solo il corollario di un un mondo nuovo, dove anche tematiche come quelle sui migranti siano affrontate nel rispetto dell’uomo.
Attenzione, però! La Grecia, da sola, non può farcela. Ha bisogno dell’aiuto di tutti,dal singolo cittadino alla collaborazione dei governi, in una vera Europa in cui la solidarietà sia il primo dogma. Può superare questa tempesta, ma se non le si affiancheranno altri popoli e altri governi, come la Spagna e il Portogallo in futuro, forse, sarà vana tutta la sua lotta. E noi tutti avremo un solo sentimento da condividere in un Europa falsa e disunita:la vergogna.
Il refendum in Grecia non è solo per il popolo greco, è un referndum per tutti noi. Dietro ad ogni greco ci dovrà essere un italiano, uno spagnolo, un portoghese, un europeo. E le mani che voteranno dovranno avere il sostegno di tutti i popoli europei. Dovranno avere la forza di un continente mai veramente unito.
In Grecia nacque nell’antichità la democrazia, dalla Grecia può tornare la democrazia in Europa.
Analisi da condividere pienamente. Questa non è l’Europa che volevamo noi anni fa. Una Confederazione di Stati indipendenti e autonomi. Uniti per contrapporsi alle potenze di oltre oceano e asiatiche. Nulla di questo è stato fatto. Hanno unito gli stati sotto una sola moneta e sotto l’egemonia di POCHI Paesi Eletti. Senza considerare affatto le varie diversità, sia in campo economico produttivo, che in quello storico culturale. Si con un referendum potremmo anche noi uscire, come seguirebbero gli altri Stati membri frenati nelle loro economie, creando l’effetto domino. Certo ci sarà da fare sacrifici, ma ormai siamo talmente abituati che credo non ci peserebbero più di tanto!