foresta siberia

HASHTAG DEL C…O

Le foreste bruciano.
La natura miete vittime con tornado e terremoti.
La gente sfida il mare, rimanendone parte di esso per sempre, per un sogno.
Le cattedrali bruciano per quelle stesse leggi di risparmio che affossano paesi interi come la Grecia.
E noi pronti a fare l’hashtag di turno, commosso e sentito.

La verità è ben diversa.

Ci importa dei 5mila dispersi alle Bahamas nello stesso interesse che abbiamo per un gommone di migranti che naufraga oppure per una nave Ong che li salva e girovaga per una settimana per via del l’ottusità di governanti e ipocrisia di buonisti.

E così per la foresta che brucia.
Io la chiamo l’estasi del momento.

Che ci permette di ignorare che dietro questi drammi, diciamo “casuali” (il tornado alle Bahamas lo è, non casuale ma preventivabile nell’ordine della natura) si nascondono drammi giornalieri.
In Africa c’è una mortalità infantile di 6,3 milioni di bambini all’anno, 17mila al giorno, 92 su ogni 1000 nuove nascite.
Ma l’indignazione (per carità, giusta) sale solo quando qualcuno muore in mare e state certi che da quei barconi (inseguendo un giusto sogno di migliorare la propria vita) non scende chi rischia di trovarsi in quelle casistiche se hai 3000 dollari da spendere per il “viaggio”.

In centro America, in quei paesi da sogno con spiagge da incanto e una natura lussureggiante che ci sembrano paradisi, milioni di persone vivono con meno di 1,90 dollari al giorno, un inferno insomma.
Un inferno che ti lascia alla mercè della natura quando sei senza rifugi, abitazioni capaci di resistere, un sistema sanitario capace di affrontare le emergenze.

Le foreste oggi bruciano, i ghiacciai si sciolgono?
In 30 anni 193 test atomici in Polinesia, altro luogo che conosciamo solo come paradiso.
Più in generale, secondo Greenpeace, sono stati circa 2 044 i test condotti fino all’aprile 1996, 711 dei quali nell’atmosfera o in aree marine, per una potenza complessiva di 438 megatoni, ossia l’equivalente di circa 35 000 bombe di Hiroshima.
Queste esplosioni hanno portato alla dispersione nell’ambiente di circa 3 800 chilogrammi di plutonio e di circa 4 200 chilogrammi di uranio
Danni sull’ambiente, sulle persone per scopi militari, ma poi c’è chi per avere un pò di corrente elettrica in casa non si indigna più di tanto di ottenerla dalla più vicina centrale nucleare sotto casa.

Con il coltan (elemento imprendiscibile in questo nostro colloquio facebucchiano, perché presente in ogni cellulare o pc o tablet), un affare pare da 7,8 milioni di dollari al giorno, la deforestazione del Congo (secondo polmone del mondo) è oramai giornaliera da vent’anni (sul sito ESA si può vedere) con conseguente ricaduta sulle specie animali (senza parlare su quello umano visto che il coltan è radioattivo e chi lo estrae, sfruttato, lavora senza protezioni, finanche bambini).

Eppure chi è informato che esistono cellulari come il Fairphone2 che viene prodotto senza questo materiale?
E soprattutto chi può e vuole affrontare una spesa di 600 euro (io viaggio con un telefonino da 90 euro), quindi costa più della concorrenza e dà meno garanzie in termini di specifiche e performance?
Chi rinuncia a qualche pixel di fotocamera o ad uno schermino aggiuntivo delle notifiche o ad una connessione meno instantanea?

Ho ragione di credere che sia un problema molto piu’ incancrenito di quanto sia percepito occasionalmente in un hashtag.
E allora faccio pure io il mio personale.
#checazzolofaccioafaresepoimenefregodelresto.
Avanti, adagio, fanculo.

 

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