Leggere fa bene, sempre.
Nell’agosto del 1914 il famoso esploratore Sir Ernest Shackleton e un equipaggio di 27 persone salpo’ per una spedizione in Antartide.
A sole 80 miglia dalla destinazione la nave, l’Endurance, rimase intrappolata nei ghiacci del mare di Weddell.
Andò alla deriva per mesi, sino a quando il 21 novembre 1915 finì letteralmente in frantumi, stritolata dai ghiacci.
I partecipanti alla spedizione rimasero bloccati per 21 mesi durante i quali diedero prova di grande coraggio e incredibile resistenza e alla fine riuscirono a salvarsi tutti dopo un’incredibile odissea.
La marcia dei naufraghi verso il mare trascinando le scialuppe sul pack, l’approdo a Elephant Island, la traversata di ottocento miglia per raggiungere un porto di baleniere e cercare soccorsi, il successivo recupero dei naufraghi, fanno ormai parte del mito di Shackleton e di tutti coloro che affrontano l’ignoto.
L’Italia e gli italiani come l’Endurance e i suoi naufraghi
La nostra situazione, politica e sociale, ci rende come quei naufraghi.
La nostra povera e bistrattata Italia come l’Endurance.
Complice l’ennesima riforma elettorale schifosa, pensata e votata da quei partiti che ci hanno ridotto in questo stato, ci mette di fronte a scelte dolorose e piene di incognito.
Rimanere tra i ghiacci e aspettare soccorsi che non arriveranno e affidare il futuro, nostro e dei nostri figli, a chi ha già dimostrato di non avere il coraggio di un salvataggio ma solo l’ignavia dell’abbandono per proprio tornaconto.
Oppure sfidare l’ignoto, come colui che non ha niente da perdere, affrontare ostacoli e pericoli con la speranza,nel tempo, di trovare un porto sicuro, mani in soccorso.
Nel nostro panorama politico, incognito, speranza ed audacia sono racchiusi tutti nel M5S.
Non la via più sicura, né la più breve, ma l’unica percorribile per non sentire la morsa di quei ghiacci, l’inedia del non far niente e di aspettare la morte, per fame, per freddo.
Ecco, per il 4 marzo io vorrei solo che noi italiani percepissimo lo spirito ardito di quei naufraghi, lasciando da parte paure e vecchie convinzioni.
Il nostro voto determinerà, dopo, una lenta agonia o una speranza di salvezza.
E un popolo ha bisogno di speranze.
E dell’orgoglio di averci almeno provato.