Il G7 più bello?
Quello che si sarebbe potuto svolgere tranquillamente in conferenze Call rimanendo, ognuno dei soloni in questione, comodamente seduto sulla poltrona del proprio ufficio.Non Torino, né Taormina, né Ischia e mettiamoci pure la pagliacciata in portaerei di Ventotene.
Retorica o demagogia?
Può essere ma, visti dal lato opposto, gli eventi citati ne sono commisti anche di più.
Che siano 50 milioni oppure (fonti autorevoli)10 volte tanto le spese sostenute non cambia molto.
E finiamola di dire che la democrazia ha i suoi costi!
Vi risponderei che se ha dei costi deve avere anche delle utilità!
Che a me, in un rapporto qualità/costo, evidentemente sfuggono!
La domanda da farsi è : può un paese che non riesce a fornire assistenza ai disabili, una età lavorativa congrua agli anziani, persino casette di legno in tempo ai terremotati o quantomeno rimuovere le macerie, dichiarare abusiva una donna di 97 anni senza più casa, permettersi di spendere quei soldi per una kermesse che è solo un inutile sfoggio di potere e arroganza della politica?
Per me, che sarò pure retorico e demagogico, queste manifestazioni sono sì una occasione, ma di quelle perse.
Perché l’Italia intesa come Stato sovrano del suo popolo, l’Europa intesa come entità politica continentale, il resto del mondo inteso come appartenenza ad un’unica comunità globale, tutti insieme potevano dimostrare che le passerelle delle politica, i suoi inutili sfarzi, non sono sempre anteposti agli interessi dei popoli.
Che siano 37 milioni o 300 milioni o finanche 1 miliardo di euro non importa.
Con quei soldi quante casette di legno avremmo comprato a quante nonne Peppina?
Quante macerie avremmo, nelle zone terremotate, rimosso e quanti terreni avremmo bonificato nelle terre dei fuochi campane e pugliesi?
Quanti padri di famiglia come quello suicida di Como, trovatosi senza lavoro, avremmo salvato?
A quante persone nello stato di disabilità di Loris Bertocco, che chiedeva un semplice aiuto assistenziale, avremmo impedito la ricerca di una morte veloce?
Quanto, quanto e ancora quanto, un elenco che potrebbe continuare all’infinito.
Era il momento che uno stato sovrano si alza dal suo posto al tavolo del potere e dice “Signori miei, il mio popolo ha altre esigenze che il nostro perdere tempo e denaro per 4 ore di lavoro (sic! Che termine abusato). Decidiamo, oggi e insieme di lasciare un segno tangibile che non siamo abitanti di un altro pianeta, lontani dalle sofferenze di chi governiamo”.
Un popolo non si padroneggia con l’arroganza o lo si conquista con la clemenza, ma lo si governa con la giustizia.
Dei fatti, delle cose, delle parole.
E finiamola di dire autentiche cazzate da spot turistico!
La fantastica opportunità di sviluppo rimane circoscritta nelle pagine di chi deve imbrattare, per lavoro, la carta di un giornale o cercarsi pubblicità gratuita, ed effimera, considerando il resto dell’anno i suoi lavoratori come schiavi sottopagati con i contratti e sistemi lavorativi che ognuno di noi conosce.
La fantastica opportunità di far parlare di sè rimane condizionata, dai media, dall’enfasi nel raccontare se e quante vetrine sono state sfondate, auto distrutte, scontri repressi, altrimenti passi in assoluta sordina!
Quello che fa male non è l’essere, per due o più giorni, militarizzati a casa tua, soffrire disagi per andare a lavoro o scuola o per cercare un semplice posto auto.
Quello che fa male è continuare a sentire sulla propria pelle l’assoluta inutilità di queste parate di potere.
L’economia continuerà ad andare a picco, i diritti dei lavoratori ad essere cancellati, si continuerà a morire di fame in parte del pianeta e gli attentati terroristici ad accadere con assoluta ineluttabilità, le guerre e le ingiustizie ad essere falò accesi in un mondo cieco e sordo.
Sarò retorico e demagogico ma meno di quei 7 signori che si sono crogiolati al sole di Taormina o a quello di Ischia.
Lascio con una provocazione.
Se le cose di questo pianeta si possono decidere, migliorare ed infine aggiustare con 4 ore di tavolo comune, 24 minuti di media per ogni componente, c’è da chiedersi perché allora queste stesse cose non si possano fare con un semplice, comunissimo, tecnologico, gruppo Whatsapp.