A mio personale parere, la vicenda De Luca è sintomatica di come molti non abbiano capito, o vogliano ignorare volutamente, dove risiede il vero problema.
Ancora una volta “lo stolto guarda il dito, ma non ciò che indica”, cercando piu’ la notizia ad effetto che la causa principale per la quale indignarsi.
Politica d’antan
Il personaggio Vincenzo De Luca è quello che è, nel bene e nel male.
E’ innegabile che abbia anche governato bene, quando chiamato a farlo come sindaco di Salerno ( mentre Napoli, governata da destra o sinistra, annegava nell’immondizia, Salerno era da esempio nella raccolta inddifferenziata), così come è innegabile che a volte abbia anche agito ai limiti, se non anche oltrepassandoli, della legge (piu’ volte colpito dalla legge Severino).
Niente da obiettare sul fatto che De Luca sia il classico esponente della politica d’antan, quella che Renzi voleva rottamare e dalla quale è stato invece inglobato, a suo uso e consumo.
Una politica che spesso, sopratutto nel meridione (al netto delle distinzioni razziste che fa Fabrizio Rondolino, presunto giornalista che, senza il carro di turno sul quale salire, senza vergogna, probabilmente dovrebbe, per sopravvivere, cercare un barcone ed emigrare al contrario) di affarismo, di elementi clientelari, di compromessi.
E che Vincenzo De Luca sia un un padre-padrone della politica campana è altrettanto innegabile, continuando nella scia dei De Mita, dei Gava, dei Ciriaco Pomicino, dei Mastella e via dicendo.
Dynasty familiare
Tant’è che pure nella sua ” dynasty familiare” si evidenziano questi tratti.
Ha due figli, Piero ( nato nel 1980), laureato in giurisprudenza, referendario presso la Corte di giustizia dell’Unione europea e dal 2013 membro dell’assemblea nazionale del Partito Democratico, e ora “coordinatore scientifico per il comitato del Sì” e Roberto (nato nel 1983), laureato in economia e commercio, dal 2014 responsabile del dipartimento di economia della federazione provinciale di Salerno del Partito Democratico , dal dicembre 2015 consigliere tecnico-economico a titolo gratuito del presidente della Provincia di Salerno Giuseppe Canfora (mandato della durata di un anno) e dal giugno 2016 assessore al Bilancio e allo Sviluppo del Comune di Salerno .
De Luca e Caligola
Per carità, nulla di male! Saranno bravissimi e competenti però, come diceva Giulio Andreotti “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
Da romano, io, di nascita, è piu’ ironicamente, preferisco paragonare De Luca a Caligola, noto imperatore che fece nominare senatore il suo cavallo.
Così va il mondo. Da cavalli di razza a brocchi dopati.
E, alla fin fine , cosa mai c’è di male quando afferma “Franco (riferendosi a Franco Alfieri, sindaco di Agropoli), vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come c… vuoi tu ma devi i portare a votare la metà dei tuoi concittadini, 4mila su 8mila ”
Non fa altro che essere un lodevole anfitrione come Caligola, che organizzò banchetti pubblici, spettacoli e giochi gratuiti per farsi benvolere dalla popolazione e prolungò la festività dei Saturnalia di un giorno.
E che De Luca sia l’imperatore della Campania c’è poco da negarlo. Al punto tale che persino Matteino Renzi, pur non essendo un suo fan, ne ha dovuto, giocoforza, subirne il fascino (aehm, i voti).
Ma non divaghiamo in quisquilie e torniamo al punto principale del post.
L’equazione De Luca
Torno a ripeterlo, quel tipo di politica che rappresenta Vincenzo De Luca è, inutile nasconderlo, quella che è stato il modo di fare politica di tutta una nazione, almeno negli ultimi 50 anni, sopratutto in Campania, piu’ in generale al Sud.
Vedete, paradossalmente io non ci vedo nulla di male ( a proposito, sia chiaro, al referendum costituzionale io voto NO) che De Luca propenda per il Sì per avere i fondi necessari dal governo centrale (sopratutto se li usasse realmente per i fabbisogni di noi campani, senza sprechi).
Quello che trovo aberrante è che l’avere la possibilità di dividersi questa torta e ottenerne una fetta, sia la summa di una equazione tra politica, malaffare e ingiustizia e necessità.
Chiamiamola, insomma, equazione De Luca, che con questo si paragona, parafrasandolo, ad Archimede con il proprio “datemi i voti, e riceverò i fondi”
Infatti dato che A) i fondi siano esistenti e a disposizione, si assurge che B), l’elargizione degli stessi C) non è a secondo di una progettualità o una necessità di tali fondi, D) senza colore di bandiera o partito, E) ma solo legata a scopi elettorali. Come mancia o premio, fate voi!
Risultato, papele papele, che i soldi ci sono, io (in tal caso Renzi) te li dò se tu mi porti i voti!
E al diavolo se tu cittadino dovresti essere governato al di sorpa delle parti e degli interessi partitici!
In tal caso, per paradosso, De Luca, comportandosi così, starebbe persino facendo i nostri interessi!
Questo significherebbe, ancora peggio, che la politica ci ha reso tutti collusi, non nei doveri, ma nei diritti da richiedere.
E cosa c’è di peggio?
Solo Caligola.