disabilita

Disabilità

Ogni mattina , accompagnando i miei figli a scuola, noto una mamma che, a piedi, accompagna il proprio figlio a scuola.

Fin qui  niente di nuovo se non che il ragazzo è visibilmente un “diversamente abile”: piene capacità motorie, anche se un po’ scomposto, il suo non è un problema di  movimento; la sua disabilità è quella che io chiamo, non so quanto poeticamente, del”sognatore”.

Mi piace pensare che quel ragazzo non sia estraniato al nostro mondo ma semplicemente che noi non facciamo parte del suo.

Lui avrà tra i 16 e i 18 anni, è un bel pezzo di ragazzo, possente fisicamente, rispetto alla mamma mingherlina che cerca di trattenerlo nella sua foga “infantile”.

Una mamma che lo sorregge nei suoi passi esitanti, nelle sue esternazioni anche colleriche. Lo fa oggi,con lo stesso amore, la stessa passione,  di  quando ha iniziato anni fa quando lei  era piu’ possente e il figlio piu’ mingherlino.

Ecco, proprio l’amore di questa mamma per il suo figlio non è scemato, anzi, nell’accrescere dello sforzo fisico, dimostra quando esso sia non solo immutato ma bensì aumentato.

Non so cosa speri questa mamma per il proprio figlio, portandolo ogni giorno a scuola e andandolo poi a riprendere, in un quotidiana via crucis di affetto e amore, in una ricerca di una normalità di vita che sa benissimo di non poter avere.

Ma lo fa e questo mi basta !

Semmai, mi sento male perché paragono lo Stato ad una grande madre e noi popolo ai suoi figli, abbandonati e reietti senza distinzione di sesso, colore, religione e handicap.

Anzi questa madre sociale scellerata abbandona ancora di piu’ i figli sfortunati come quel ragazzo, tagliando i fondi per l’accompagnamento sociale, per gli insegnanti di sostegno e quant’altro.

Già, la chiamiamo la “buona scuola”

Tagliando le ali al ragazzo e affossando le speranze della madre naturale.

Ma la madre, quella naturale, così come tanti altri genitori in simili situazioni, benché vesseggiati, abbandonati, rifiutati, lottano e non abbandonano il loro caro e cercano nella anormalità di uno Stato la normalità di una vita a loro negata prima da un disegno divino (per chi crede) e poi da uno Stato incapace.

Uno Stato che cerca nelle altrui disgrazie l’assoluzione per quelle che egli stesso ha provocato e volutamente dimenticato.

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