Forse il segreto sta nella parola “movimento” che indica un cambiamento di posizione. Ma non per forza di direzione.
Allora era meglio usare la parola rivoluzione, che nella filosofia politica è l’ideale della realizzazione storica di un radicale cambiamento, ispirato da motivazioni ideologiche, nella forma di governo di un paese con trasformazioni profonde di tutta la struttura sociale, economica e politica.
Purtroppo il dado fu tratto allora, e il Movimento 5 Stelle, passato da imberbe bimbo ad adulto pruriginoso, sta affrontando le sue contraddizioni.
Che fanno parte, a volte, anche di un processo di crescita. Ma a volte denotano anche la ferrea volontà di essere eterni Peter Pan.
Oppure dibatterti nell’amletico quesito dell’ “essere o non essere”.
Non puoi far tintinnare le manette al minimo avviso di garanzia, se poi pretendi che i tuoi, di avvisi, siano sordi.
Non puoi diversificare i tuoi avvisi di garanzia a seconda della simpatia o meno che provi per chi l’ha ricevuto.
Non puoi urlare contro un presunto fascismo per poi allearti con chi, come Farage, ne è uno dei simboli, anche se comico.
Non puoi urlare contro chi incita all’astensionismo per un referendum, se poi ti astieni prima tu sulle unioni civili.
Non puoi criticare il governo per le sue manovre, come il Jobs Act, e ignorare le problematiche dei lavoratori stagionali, senza minimamente affrontarle.
Non è che se Renzi o Berlusconi parlino di strapotere della magistratura sono i cattivi, e la Virginia Raggi, candidata M5S a Roma, nello stesso contesto sia a diffondere il Verbo.
Non è che se tu , nelle vesti di Luigi Dl Maio fino a ieri hai detto e urlato che “chi è indagato deve dimettersi”, incominci a voler fare la differenzazione sulla qualità degli avvisi di garanzia
Non puoi parlare di democrazia diretta, di uno vale uno, di partecipazione della base, quando poi le decisioni sono firmate da un fantomatico “staff “, da un direttorio deciso da nessuno , oppure da un manipolo esiguo, su 9 milioni di elettori, di “aficionados” della tastiera.
Ma ciò che è più importante è che non puoi sempre decidere di non decidere, di perdere per non vincere, di smacchiarti decidendo di gettare oltre all’ acqua sporca anche il bimbo, di rimandare a domani quello che potresti ottenere oggi con la speranza che quel domani non avvenga.
Per tutto il resto ci sono gli altri, di partiti.