poverty

E’ vero razzismo?

E’ vero razzismo quello che si sta insinuando subdolamente nel tessuto della società italiana? Oppure non è altro che una forma di autodifesa, una mutazione endemica del nostro DNA sociale?

Questo paese non è nuovo a forme di razzismo che non hanno però niente a che fare con la consapevolezza fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione. Noi abbiamo sofferto di un razzismo “ideologico”, quasi imposto, come lo fu quello delle leggi razziali contro gli ebrei. Soffriamo di un razzismo  “storico” quando dividiamo la questione meridionale da quella nazionale. Persino nelle nostre fasi colonizzatrici, pur offrendo casi di autentico orrore militare, abbiamo lasciato, in quei paesi, molto di quello che abbiamo depredato in termini di città, ospedali, scuole, infrastrutture. Civiltà.images

Ma il vero, crudo,becero, razzismo, quello che ha le sue radici nella errata concezione della genetica delle popolazioni, nel culto del “manifesto della razza”, nel colore e nell’odore della pelle, nel disprezzo e nella intolleranza,  non credo che ci appartenga. Appartiene ad altri paesi come la Germania, razzista con tutti, o Israele, razzista con i veri proprietari di quelle che oggi chiama “suoi” territori. In parte appartiene i paesi anglofoni,alcuni con una storica puzza sotto il naso, altri che nello schiavismo e nella conquista hanno fondato la loro fortuna.   Eppure, in Italia, oggi sembra che non sia così, e la questione immigrazione divide questo paese come non mai negli ultimi vent’anni.

Foto Vincenzo Leonardi - LaPresse 07-10-2013 Lampedusa (Italia) Cronaca Tragedia a Lampedusa, un altro viaggio della speranza finito in tragedia Nella foto: il cimitero dei barconi Photo Vincenzo Leonardi - LaPresse 07, October 2013 Lampedusa (Italy) News Lampedusa, one of the worst tragedies involving African migrants trying to reach Europe In the pic: boat cemetery

La questione immigrazione, la ribellione di alcuni sindaci sulle quote accoglienza, l’intervento a piedi uniti della Santa Chiesa, le tremebonde posizioni di un governo come non mai estromesso dai tavoli decisionali non solo europei e l’incapacità di farci riconoscere per la nazione che siamo ai nostri interlocutori, ebbene,questi sono tutti elementi che, uniti, costituiscono un formidabile detonatore per una bomba a tempo. Non si sa quando, ma scoppierà, se la miccia non viene spenta prima.italia_razzismo

Eppure continuo a pensare che non sia razzismo questo. O che almeno sia un razzismo  di “riflesso”.  La vera polveriera, la Santa Barbara di tutti i nostri problemi, è composta dal voler, volutamente, ignorare cosa succede quando hai  un paese che da anni combatte una crisi economica senza fine, quando hai i pensionati che rovistano fra i bidoni della spazzatura, quando hai i disabili ai quali ogni giorno assicuri qualcosa in meno in termini di vivibilità, quando hai centinaia di imprenditori e operai che si suicidano, quando hai anziani e malati che affrontano tagli alla sanità, quando hai migliaia di sfrattati che vivono in auto o nei sottopassaggi, puoi permetterti di guardarti intorno e cercare di risolvere altri problemi, ignorando quelli che hai già?

E’ questo il razzismo di “riflesso” che ora conosce l’Italia. Un popolo allo stremo rischia di dimenticarsi di ogni principio di accoglienza e aiuto, princìpi altre volte dimostrati abbondantemente, perchè a sua volta si sente abbandonato e castigato!  index

E  l’uso del vocabolario non ci aiuta. Si parla di “tolleranza” , ma in verità non si dovrebbe “tollerare“, che sa quasi di sopportazione, ma imparare a “rispettare”, molto meglio. Poi anche imparare dalla “diversità” ma questo è un’altro discorso, utopistico anche se necessario, vista la situazione in cui ci siamo ficcati. Errato parlare di  “uniformarsi“,  quasi costrittivamente, vedi crocifissi e presepi vari, soffocando il proprio modo di essere, la propria cultura, le proprie peculiarità o, peggio ancora, schiacciando quelle dell’altro. Parliamo di “integrazione” senza capire che la libertà di uno non può incominciare dove termina quella di un altro. Si parla di “globalizzazione” senza considerare che se tale deve essere , deve, per forza di cosa, puntare ai modelli migliori e non a quelli peggiori, Cina docet.

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A questo vocabolario dell’ipocrisia contrapponiamo decine di migliaia di migranti che varcano, a prezzo carissimo di soldi ma anche di vita umane perse, un mare diventato un cimitero senza lapidi. Arrivano sul nostro territorio in fuga da un passato orribile e in cerca di un futuro ingannevolmente migliore. Parliamo di rifugiati e richiedenti asilo, di profughi, facendo volutamente finta di ignorare che in realtà sono molto di piu’ i clandestini che solcano il nostro territorio e che vivono in condizioni miserevoli, tante facce e nessun nome, fantasmi volutamente dimenticati. Ignoriamo l’aumento della delinquenza ad essi correlata e le nuove forme di schiavismo alle quali non solo assoggettiamo le loro persone ma anche noi stessi, con una concorrenza su alcuni campi, come quello retributivo, che non possiamo sostenere come italiani. Ignoriamo decine di piccole aziende italiane che chiudono per poi riaprire con nuovi proprietari orientali, salvo riscoprirle quando poco fatalmente prendono fuoco alcuni capannoni  e tragicamente veniamo a conoscenza di storie di ormai comune degrado civile e sociale. dormitori-abusivi-capannone-cinese-blitz1Quel degrado civile e sociale che vediamo nelle stazioni dove vengono ammassati i profughi in attesa chissà di cosa. Oppure sulle scogliere di Ventimiglia. Oppure nei campi rom, dove la mancanza di adeguati controlli e la certezza di giuste pene per chi delinque li rende invivibili al pari di zone tutte italiane come Scampia a Napoli o lo “Zen” di Palermo. Quartieri malfamati, come sono malfamate alcune cooperative, enti, politici e faccendieri vari che ci marciano sugli aiuti ai migranti. Quelle stesse entità che ci marciano anche sulla lotta per gli alloggi popolari per gli italiani, eterno ricettacolo di voti.migranti alla stazione

 

Io continuo a pensare (e a sperare che sia così) che l’Italia non sia un paese realmente razzista, nel senso puro della parola. Che corra il rischio di diventarlo, questo sì, perchè “indotto”.  Perchè forse  oggi, in Italia, il razzismo vero non è questione di pelle, di bianco e nero, di odore , ma di ricco e povero. Lo si vede, lo si percepisce, lo si prova persino nelle istituzioni che per prime dovrebbero porre su un piano paritario tutti, come nella scuola, dove c’è il bambino che non ha i libri, o chi ha solo le fotocopie, e chi ha lo zaino firmato. La differenza si vede, eccome. Dovremmo, invece, esser messi nelle condizioni di  partire tutti dalla stessa riga di partenza, magari chi con le scarpe piu nuove  e chi meno, ma nessuno dovrebbe partire qualche metro più indietro degli altri. Ne l’italiano, ne l’immigrato.

multiracial fist to fist agreement (isolated on white)

E allora il razzismo, se tale è,  andrebbe a farsi fottere.

di Mattera Antonio

 

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