Due campionissimi…e non solo.
Questa foto simboleggia come una squadra reduce da una salvezza risicata, il Napoli, e una provinciale da sempre, l’Udinese, potessero sognare (e regalare così un sogno ai propri tifosi) un Maradona e uno Zico in quei tempi.
La foto simboleggia come forse, più dei soldi e più delle vittorie facili, per campioni simili valesse la voglia di affrontare nuove sfide.
La foto testimonia come due campioni, rivali in campo per ruolo e per nazionalità, potevano dimostrare un rispetto reciproco che un pallone d’oro in più o in meno ( per altro mai vinto perché non vi potevano concorrere) non avrebbe scalfito con dispettucci da viziatelli.
Questa foto, per quelli della mia generazione, racconta la magia del calcio di quei tempi, dove la fiaba con tutti i suoi personaggi, veniva raccontata attraverso una radiolina e una voce narrante, prendendo, repentinamente, forma nella nostra mente ogni domenica.
Una fiaba sublimata nelle immagini “disegnate”, in appendice alla giornata, da Paolo Valenti nel suo programma, dove ci rivelava che, in effetti, la fiaba era una dolce bugia perché era tutto magicamente reale.
Vi lascio con le parole di Zico su Maradona:«Ho saputo della morte di Diego mentre ero in Giappone, ero andato a vedere il Kashima di cui sono d.t. Dopo cena, ero a letto e mi ha mandato un sms mio figlio. Dopo l’ultima operazione avevo mandato un messaggio a Diego e ho capito ch’era preoccupato. Qualcosa è andato storto, l’operazione alla testa era pericolosa, lui era debilitato… Ho chiesto a Dio di confortare familiari e amici e di accogliere la sua anima. Meglio per lui riposare ora che continuare a soffrire. La mia amicizia con Diego nasce dopo il Mondiale dell’86 ero infortunato, dovetti operarmi a un ginocchio. E Diego fu molto carino, mi scrisse, mi augurò buona fortuna e una pronta guarigione. Un gesto che non ho mai dimenticato. Poi ricordo di una amichevole voluta da me in Brasile, mi pare nel 2003 per raccogliere fondi per i poveri di Rio. C’erano tanti campioni e lui è stato molto importante, aiutò a portarne altri, mi ha dato una grande mano. Con lui crebbe così tanto in visibilità quella idea che dopo abbiamo dovuto affittare il Maracanà. Ma lui non poté raggiungerci, aveva avuto il primo grande problema di salute e il ricovero in clinica. Si sentiva da noi in Brasile come a casa, ha giocato con Careca e Alemao brasiliani amatissimi, veniva da noi a Carnevale o in vacanza in spiaggia. Era come un bambino al quale piaceva vivere la vita. Ricordo nell’85 altra amichevole al Maracanà con Falcao, Careca e altri. Io ero tornato da Udine. Mi disse: ‘Da Napoli non ti avrebbero mai lasciato partire”»