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IO SONO CON FRANCO. SEMPRE.

Sul tabaccaio di Ivrea.

Mancano ancora gli esami balistici, ma se il tabaccaio avesse davvero sparato alle spalle e da grande distanza, questo sarebbe considerato dagli inquirenti un omicidio a tutti gli effetti.

Dopo tutto, la legge è chiara: chi uccide, anche solo per rabbia e vendetta, rischia grosso.

Rabbia.Vendetta.

Semplicistico ridurre questi due termini a marchi da appiccicare in casi come questi.

Ancora una volta dovremmo analizzare le cause di quella rabbia e estrapolarne il suo effetto, quella consequenziale vendetta.

Come reagiremmo noi, al posto del tabaccaio?

Io, parlando di me, non lo so, ma tendenzialmente propendo per la reazione.

E forse voi (quelli del “volemose bene” perchè è giusto così) fate finta di saperlo, con certezza assoluta, ma non è così.

Perché probabilmente non ci siamo trovati ancora in tale occasione. e sopratutto non ci siamo trovati alla seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima e ottava volta, come il tabaccaio.

Dove si evince che quella legge che ti deve tutelare, o anche giudicare, non è stata efficiente.

Troppo semplice pensare che la psiche umana possa essere ridotta a seguire le innegabili idiozie di Salvini o l’inconscio desiderio di sentirsi per una notte come Charles Bronson ne “Il giustiziere della notte”.

Men che mai con la semplicistica definizione di Far West all’italiana.

Analisi, questa, semplicistica e completamente errata, mi sbilancio, nel 99% dei casi.

C’è qualcosa di molto più profondo, traumatico, invisibilmente orrendo, che lega il tabaccaio che spara alle spalle dopo 7/8 rapine subite e la ragazza olandese che si lascia morire dopo aver subito due stupri in età adolescenziale.

Notti insonni a pensare ai pregressi fatti accaduti, cicatrici mai rimarginate, nell’animo e nel corpo.

L’orrenda sensazione, la frustrazione di essere impotente su ciò che ti accade.

Il vedere un pericolo in ogni ombra, il calare del buio non come momento di pace e riposo ma come l’avanzare di un orda di terribili demoni: i tuoi pensieri, i ricordi.

Il cercare il nemico nella persona che ti sta a fianco semplicemente perchè sconosciuta.

Lo stato emotivo di chi subisce l’ennesimo furto (ma fosse anche il primo) nessuno lo mette in conto.

In quel momento col cavolo se discerni se sono armati o disarmati, se di un cacciavite o di un mitra, se sono due o sono 4, se sono dentro 4 mura o fuori in giardino, se li hai in basso o in alto, se uno di loro si gira per scappare o ti affronta.

Non è innaturale, anzi.

E’ la paura ancestrale dell’uomo per l’ignoto, l’istinto di sopravvivenza che ci ha fatto lasciare gli alberi e arrivare sulla Luna, è la difesa personale e del proprio territorio che ha fondato le nazioni come oggi le conosciamo.

Se il tabaccaio (oppure il gioiellere, oppure il benzinaio a seconda dei casi) fosse un killer professionista che sparava per far fuori, state certi che li beccava tutti, invece pare che abbia esploso sette colpi e solo uno è andato a bersaglio.

Altro che considerarli alla stregua di un James Bond con la licenza di uccidere oppure il John Wayne di Ombre Rosse, per rimanere al western!

Eppure, senza considerare tutto ciò, si arriva a giudicare!

Credo che la maggior parte delle persone non sappia nemmeno quanti scalini si salgano sino a casa tanto si è abitudinari, figurarsi nello straordinario!

A meno che voglia passare per normale che uno o più persone cerchino di entrare in casa nostro o nella nostra attività, durante la notte inoltrata e senza bussare o chiedere il permesso.

Non credo che in siffatte circostanze uno possa dubitare che non siano visite di cortesia.

Ne credo che il tabaccaio avrebbe dovuto supporre che i tizi stavano entrando dentro perchè al distributore automatico non c’era la loro marca di sigarette o di preservativi.

Io non condannerò mai il Franco o il Graziano di turno.

Avranno la mia incondizionata solidarietà perché come sosteneva Luigi Pirandello:

«Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi i miei dolori, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io»

Ecco, io le scarpe che non indosserò mai sono quelle del criminale.

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