Sia chiara una cosa.
Che vinca il No o il Sì, cambia il modo di intendere la questione politica in Italia.
Comunque andrà a finire, i sostenitori del Sì avranno abbracciato una linea guida di questo paese, e ogni futura rimostranza sarà solo puerile pianto del coccodrillo.
Il No ha altresì radici piu’ lontane, e anche in caso di vittoria rimarrà inalterate le sue capacità di discutere la vita pubblica e politica di questo paese, anche in opposizione alle scelte effettuate.
Questo perché il NO non è un movimento nato solo per combattere il megalomane di turno, ma ha radici più profonde, contro TUTTI i governi che ci hanno preceduti.
E’ un urlo di protesta. Di rabbia ancora incanalata nei margini della democrazia.
E’ un urlo nato dalle ultime elezioni governative dove, a scanso di equivoci, il primo partito scelto dagli italiani non fu quello che governo oggi, forte solo di una coalizione che oggi è venuta a mancare.
E’ un urlo nato con il referendum sulle trivelle, dove l’85% anche del solo 31% votante ( con classico mancato conseguimento italico del quorum) disse no a questo governo.
E’ un urlo di protesta che si associa a quello inglese sulla Brexit e americano su Trump, dove nessuno crede che sia la soluzione migliore, ma nemmeno quella peggiore.
E’ un urlo di protesta che afferma la sua volontà di fermare una deriva autoritaria, finanziaria, oligarchica dei poteri forti che ha poco a che vedere con la democrazia per i popoli.
E’ un urlo di protesta che, a chi sostiene che “con la sua vittoria si torna indietro di 30 anni”, risponde “sarà pur vero, ma così non si può andare più avanti”.
E’ un urlo di protesta di una “accozzaglia”, come l’ha definita Renzi, che, proprio perchè tale, non ha padroni, non è soggetta a imposizioni oppure merce di scambio di favori.
Con la vittoria, o la sconfitta, del NO i suoi sostenitori conserveranno intatte la loro capacità di critica e di protesta (che sono sintomo di democrazia attiva, non passiva) verso chi governa.
Il quale, altresì, da tempo avrebbe dovuto capire tale andazzo, facendo, invero orecchie di mercante.
Il NO infine è un disperato appello affinchè la politica torni ad essere qualcosa per il popolo, dal popolo, con il popolo. Appello non percepito, sin’ora.
Chi vota Sì, con cognizione di causa o assuefatto dall’ennesima marchetta elettorale, vincente o perdente che sia, ha un solo dovere , finanche morale.
Non mordere la mano al suo padrone.