Come una bomba (ehm!), giunge in serata la tragica notizia della morte di Bernardo Provenzano, il boss dei boss.
Da non confondere con quello da cucina, quello delle torte, quello dei matrimoni, quello di vendo/compro casa.
Lui, zio Bernardo, era diventato parte di noi Italia, cosa nostra.
Ma anche dinanzi ad un avvenimento tragico come la morte di un nostro illustre concittadino, il presenzialismo e la voglia di apparire dei nostri magistrati esce fuori.
Ancora scottati, forse, dal fatto di aver confuso, per anni, un povero stalliere con un capoclan mafioso,dopo aver, per altri anni, fatto il contrario, ecco che per rimediare ad uno sbaglio, ne creano un altro.
Un altro magistrato senza cuore ha deciso che Provenzano non ha diritto ad esequie pubbliche.
Un mostro senza anima che non tiene conto della sofferenza patita in carcere da un uomo anziano malato, circondato da sbarre invece che da affetti nei suoi ultimi momenti su questa terra.
La morte di Provenzano, come ebbe già a sostenere il deputato Gennaro Migliore del PD (Partito dei Detenuti, visto il gran numero di partecipanti che va dentro, ultimamente) è l’occasione giusta per rivedere le norme vigenti del carcere duro, rendendole piu umane.
La decisione del magistrato inevitabilmente susciterà scalpore, in quanto, di fatto, impedirà ai nostri esponenti politici di dare il giusto tributo a quello che comunque è stato, a suo modo, un capo di Stato, tanto da intrattenere rapporti con gli esponenti del nostro governo in trattative di reciproca soddisfazione.
Sopratutto presa in contropiede, da tale decisione, la Boldrini che, ancora non struccata, era fresca di partecipazione al funerale del povero Emmanuel, mentre per evidenti problemi di opportunità ( piu’ volte accusata, ingiustamente, di usufrire di voli di Stato) non aveva potuto ottemperare alle esequie dei nostri concittadini uccisi a Dacca, della coppia di anziani uccisi in Sicilia e di molti altri connazionali passati a migliore, ma non Gennaro, vita.
E poi si discuterà nei salotti della discriminazione razziale esistente dai tempi del Lombroso, in quanto i Casamonica, di Roma, hanno goduto di numerosi benefit per il loro funerale.
Vada per l’elicottero, vada per la carrozza trainata da cavalli, vada per i petali di rosa lanciati, ma almeno sia concesso a Provenzano una corona di fiori di fichi d’india o un presentat’arm di lupare.
La decisione del magistrato aprirà un nuovo scenario politico, dove sarà necessario ridiscutere le fondamenta del nostro diritto al funerale, partendo dalla domanda principale: il penitenziario dove era recluso Provenzano, dovrà esporre la bandiera a mezza asta in segno di lutto?
In attesa di rispondere a tale quesito, ci auguriamo che tutti, compresi buonisti e ipocriti, rispettino piu’ di un minuto di silenzio sulla questione. Se non per Provenzano, almeno per le sue vittime, colpevoli di avergli attraversato la strada.