Le barriere ai confini austriaci non servono ad evitare l’ingresso degli immigrati ma a contenere i limiti di questa Europa .
Ad oggi, la migliore espressione di un Europa unita si deve all’idea del presidente francese Charles de Gaulle, che voleva che i giovani francesi e tedeschi si incontrassero in un torneo di giochi allo scopo di rafforzare l’amicizia tra Francia e Germania. Nel 1965, tre francesi (Pedro Brime, Claude Savarit e Jean-Louis Marest) proposero l’idea dei giochi anche ad altri paesi europei. Quasi come un presagio su quando accade oggi, si decise di chiamare questo format “Jeux sans frontières”, “Giochi senza frontiere” in italiano.
Da allora le frontiere sono proliferate, da cavalli di Frisia sulle coste spagnole, ai migranti fermati sulle scogliere al confine tra Francia e Italia, passando per i muri dell’Ungheria di Orban o in Serbia e terminando alle decisioni del governo austriaco sulla frontiera del Brennero.
Dopo tutto, come condannare gli austriaci nella loro mal fiducia in noi italiani se poi ci ritroviamo con un ammiraglio, di quella stessa flotta navale che dovrebbe controllare i flussi migratori, che sembra usasse le navi per festini a base di mignotte e cavalli bianchi?
Di sicuro dietro alla decisione austriaca ci sono anche meri calcoli elettorali di un governo in difficoltà sulla spinta della destra ultra nazionalista, ma a pensarci bene essa riflette in modo impietoso il fallimento politico, economico e culturale di questa manfrina chiamata Europa.
Le regole non le viola l’Austria, la Serbia, l ‘Ungheria ma le ha palesemente violate l’Europa con alcuni paesi in testa come l’Inghilterra, la Francia, la Germania che nel corso degli ultimi anni hanno deciso di essere un contrappeso non richiesto sulle vicende politiche di alcuni paesi dell’aerea nord africana o del Medio oriente.
Le regole sono state violate da chi ha dato la speranza di traghettare tutta l’africa e parte dell’Asia in Europa, dopo esser stato il principale artefice del disastro umanitario al quale stiamo assistendo. E non si capisce allora perché paesi come l’Austria, la Serbia, la Slovenia o l’Ungheria dovrebbero accollarsi le problematiche create ad arte da altri.
Hai voglia ad indignarti ma la verità è una sola: l’Europa, almeno questa, durerà poco e mentre scrivo queste righe voglio informarvi che l’ideale utopistico di un mondo senza frontiere e senza appartenenza è già fallito.
Qualcuno, per suoi interessi, lo ha già capito, come l’Austria, qualcun altro è troppo ipocrita per comprenderlo, come l’Italia. E proprio l’Italia corre il rischio, al pari della Grecia, di diventare un immenso campo profughi (che, ricordiamolo, è sempre lecito e giusto cercare di salvare, a qualsiasi costo). Guarda caso, ritornano Grecia e Italia, ossia le due pecore nere di questa Europa.
Sognavamo un Europa senza frontiere, ci siamo cullati in un mondo di fantasia, ci stiamo accorgendo che non è mai stato un gioco.
Insomma, come Europa, nella miglior espressione siamo stati solo un format televisivo.