Sulla questione Sarri-Mancini, brevemente. Uno insulta, l’altro svela arcani misteri che dovrebbero, a detta di tutti, rimanere sui campi. Qualcuno,per giustificare l’indifendibile, fa comparizioni fra gli insulti di Sarri e gli striscioni esposti contro Napoli e i napoletani. Entrambe le cose sono spiacevoli, striscioni e parole. Ma le parole dette in faccia hanno un peso specifico superiore, un mittente e un destinatario che si guardano negli occhi e non possono essere considerate alla stregua dell’idiozia scritta da un pugno di imbecilli che nasconde dietro uno striscione la sua vigliaccheria.
Sarri, che stimo come tecnico,ha sbagliato e ognuno di noi che ami il calcio al di sopra del tifo cieco, lo deve ammettere. Le scuse le doveva fare in pubblico, come in pubblico è stata l’offesa. E parlare di cose che devono rimanere in campo e che sono frutto di raptus agonistici non migliora la situazione.
Altrimenti devo pensare che l’uomo Sarri si ferma laddove arrivano le vittorie sul campo, per poi sbroccare quando le cose palesemente sono andate a puttane a pochi minuti dalla fine con la tua squadra eliminata in casa.
Ho paura che lo stress, quello dei vincenti ( e lui lo è giustamente con il Napoli ora), al quale non è abituato, gli stia giocando brutti scherzi . E la mia paura è che possa nuocere alla squadra. Professionisti pagati sicuramente non come operai devono, non una ma cento volte, ponderare quello che dicono, perchè sanno di avere gli occhi di milioni di persone, anche bambini, puntati su di loro.
Purtroppo l’episodio di ieri non è unico nel panorama di un calcio malato come la società civile in cui si esprime. Dagli schiaffi in parlamento a qelli tra gli allenatori, dalla mortadella e spumante per festeggiare la caduta di un gocerno agli ultras che chiedono (e ottengono) alla squadra di togliersi la casacca durante la partita perchè indegni, dalle liti per un parcheggio o all’insegnante schiaffeggiato al calciatore schiaffeggiato dal suo allenatore, dalla corruzione dilagante al calcio scommesse.
Come sono lontani i tempi in cui le controversie calcistiche si dipanavano con stile e garbo. Come dimenticare le liti tra Viola, presidentissimo della ROma, e Boniperti, presidente della Juventus. Dopo il gol annullato a Turone, nel 1981, Viola fece il diavolo a quattro, sfruttando le nuove tecnologie, che dimostrarono la validità della rete. «Con la Juve è sempre una questione di centimetri», commentò più avanti Viola. Allora, Boniperti gli inviò un righello: «Così puoi misurarli meglio». E Viola di rimando: «È uno strumento più adatto a un geometra come te, che a un ingegnere come me».
D’altronde, inutile negarlo, se uno qualsiasi di noi avrebbe ricevuto simile offesa probabilmente si sarebbe arrivati alle mani. Mancini ha deciso di renderla pubblica, rompendo una consuetudine, a detta di tutti: l’omertà, in qualsiasi campo, non è mai un pregio, ma, a quanto sembra, una condizione essenziale dell’italiano.
Poi possiamo discorrere dei passati di Mancini, ma questo non toglie niente ne puo giustificare quanto fatto da Sarri, che 1 minuto dopo la partita doveva andare dinanzi i giornalisti e chiedere scusa. Punto.
Il resto è solo una pallida difesa che è accecata dalla fede per dei colori