King David Hotel: l’attentato
Il 22 luglio 1946 venne collocata una bomba al King David Hotel di Gerusalemme. L’attentato venne organizzato dalle frange terroristiche paramilitari ebraiche Irgun e la banda Stern, in accordo con l’Agenzia Ebraica e il suo leader, David Ben Gurion, futuro primo ministro israeliano. Nell’esplosione vennero uccise 91 persone: 28 britannici, 41 arabi, 17 ebrei e 5 persone di diversa nazionalità che in gran parte erano ammalati, feriti o medici e infermiere, in quanto l’hotel era stato adibito a ospedale militare.
L’attentato fu un riuscito tentativo d’intimidazione contro la politica britannica (che allora governava quei territori sotto l’istituzione del Mandato Britannico della Palestina), che controllava l’immigrazione ebraica in Palestina.
La deflagrazione della bomba avvenne intorno a mezzogiorno, quando gli uffici erano pieni, facendo crollare l’ala occidentale dell’albergo.
Gli attentatori entrarono nell’edificio travestiti da lattai arabi e, dopo aver sistemato l’esplosivo che nascondevano nelle taniche di latte, fuggirono.
Controverse furono le notizie su un annuncio dell’imminente esplosione. L’Irgun ha affermato che fu dato alle autorita’ mandatarie britanniche. Le stesse sostennero che ci fu un preavviso di appena trenta minuti prima dell’esplosione, un tempo insufficiente a evacuare tutto l’albergo.
Il King David Hotel dopo l’attentato
Dopo questo drammatico episodio, l’hotel diventa una fortezza britannica fino al 4 maggio 1948, quando la bandiera dell’Union Jack viene ammainata a seguito della nascita dello Stato di Israele.
All’entrata dell’albergo, poi ricostruito, fu posta una targa che spiegava che gli uomini dell’ Irgun telefonarono per dire di evacuare l’ albergo, 25 minuti prima dell’ esplosione, e che «gli inglesi ignorarono l’ avvertimento per ragioni note solo a loro».
Nel 2006, due diplomatici inglesi, l’ ambasciatore Simon McDonald e il console John Jenkins ottennero la rimozione dell’ultima frase dalla targa stessa.
Benjamin Netanyahu, leader del Likud, intervenendo alla commemorazione del 2006, ebbe a dire: «Bisogna fare una distinzione fra i terroristi e i combattenti per la libertà, fra azioni terroristiche e azioni militari legittime. Non posso immaginare che Hamas o l’ Hezbollah telefonino al nostro quartier generale a Tel Aviv e avvertano di evacuare perché hanno piazzato una bomba».
Come direbbe un mio amico: “Prosit!”