Tratto da www.farwest.it
Non molti sanno che l’Isola di Manhattan non è stata sempre e solo dei newyorkesi. Apparteneva in verità ad alcune tribune indiane. I Mohawk chiamavano il posto Ganono, “canne”, a causa delle aree paludose coperte di canneti; i Lenape la chiamarono in vari modi: Manados, Manahata, Manahtoes o Manhattas, cioè “isola”, “isola collinosa”. Gli Olandesi adottarono questo nome, che poi restò per sempre.
Nel 1612 Adrien Block e i naufraghi del Tigre costruirono il primo insediamento europeo: qualche capanna dove svernare, e uno scalo per costruire la nuova nave Inquieta per cercare di tornare a casa. Nel 1624 nella zona arrivarono i primi coloni.
Ecco un breve resoconto della famosa vendita dell’isola di Manhattan da parte dei Canarsee a Peter Minuit. Nel 1626 Minuit aveva senza dubbio buone intenzioni quando negoziò l’acquisto. Ma le due parti, provenendo da culture assai diverse, intendevano il contratto in modo opposto. Gli Indiani non avevano alcuna nozione di proprietà privata della terra, ma solo del suo uso, e pensarono che gli Olandesi fossero generosi a mostrare tramite “doni” il loro apprezzamento per la condivisione dell’uso di un territorio su cui si erano già stanziati da due anni.
Non pensavano di doversene andare, ma di poter continuare a usufruire del territorio come avevano sempre fatto, nemici indiani permettendo. Per gli Olandesi, invece, la proprietà immobiliare poteva essere oggetto di eredità e di compravendita, il cui possesso era permanente e agli estranei poteva esserne inibito il passaggio.
L’acquisto di Minuit serviva a legalizzare la presenza di Fort Amsterdam, che controllava la congiunzione dei fiumi East River e Hudson, dove avevano sede i funzionari della WIC (la Compagnia delle Indie Occidentali) e la guarnigione.
Le istruzioni scritte della WIC dichiaravano in dettaglio che doveva essere negoziato con gli Indiani un contratto scritto e che doveva essere offerto un giusto prezzo. Il contratto, redatto in olandese legale, ovviamente non aveva senso per gli Indiani analfabeti, che ignoravano quella lingua e che comunque avevano altre usanze per i patti.
Il contratto scritto per la vendita di Manhattan, così come tutti gli altri documenti di compravendita che i pignoli e lungimiranti mercanti olandesi stipularono con gli Indiani, ebbe una notevole importanza nella rivalità tra potenze. Quando si aprirono le ostilità contro la Nuova Svezia e contro gli Inglesi del Delaware e del Connecticut, che rivendicavano l’area del medio Atlantico per via delle esplorazioni dei Caboto alla fine del 15° secolo, cioè per diritto di scoperta e per il successivo diritto di conquista, gli Olandesi tirarono fuori i loro contratti scritti, validi presso qualunque tribunale europeo, che sancivano l’acquisto dal primo occupante, cioè dai Canarsee, gli altri Lenape , i Pequot del Connecticut e i Mahican dell’Hudson.
Essi si assicurarono un notevole vantaggio giuridico e, con il loro titolo legale, impressionarono talmente i loro avversari che i Puritani del New England si affrettarono a procurarsi un analogo titolo, stipulando il primo contratto scritto con gli Indiani della zona, nel 1633. Con il passare del tempo tutte le colonie inglesi adottarono i principi giuridici olandesi, che in seguito trasmisero agli Americani, per cui si può dire, anche se non abbiamo più il documento, che il contratto per l’acquisto di Manhattan forma la prima pietra di tutto il successivo diritto indiano americano e canadese.
Nuova Amsterdam, capitale della Nuova Olanda, occupava una quindicina di strade circa intorno al Forte, e la presenza di un’isoletta, ora interrata, non preoccupò gli abitanti, che costruirono un ponte sopra il gracht, il canale, come nella vecchia Olanda. Per la maggior parte della sua storia ebbe meno di 1000 abitanti: nel 1643 ne aveva a malapena 600, che parlavano 18 lingue diverse, di cui la metà Olandesi e gli altri per lo più Tedeschi, Inglesi, Africani, Scandinavi, Francesi, Ebrei, Indiani e Meticci.