Tardivamente ho ricordato che oggi ricorrono gli 11 anni dalla morte di Tiziano Terzani. Per molti questo nome non dirà nulla, per me significa tanto. Ho letto per la prima volta un suo libro tre anni fà. Li ho divorati tutti, dal primo all’ultimo, con una passione incredibile!Un uomo, Tiziano, così diverso da me, così simile a quello che vorrei essere, così normale nel suo essere speciale. Se c’è una cosa che mi addolora è di non poterne piu leggere. Se c’è una cosa che mi gratifica è di poterne parlare. Un uomo, Tiziano, che ha seguito il percorso della sua vita dando importanza ad ogni suo passo,senza mai dimenticarsi o ignorare il mondo e le persone intorno a lui. In un ipotetico “Yin e Yang” ho ragione di credere che lui si considererebbe sempre il puntino, nero o bianco che sia, ma complementare all’insieme. Ho viaggiato attraverso i suoi libri, le sue righe, le sue corrispondenze, in Asia, in America, nella Russia post disgregazione. Attraverso i suoi scritti ho incontrato uomini che hanno fatto la storia e ho conosciuto la storia con gli occhi di uomini che l’hanno vissuta. Ho imparato gli orrori delle ideologie e la bellezza delle idee. Ho carpito tradizioni, usi, abitudini di popoli lontani. Ho ammirato paesaggi maestosi e luoghi di crudele intensità. Ho sorriso di personaggi al limite del burlesco e di situazioni paradossali. Ho attinto a piene mani dalla saggezza popolare di antichi popoli, e conosciuto la stoltezza delle nuove generazioni. Ho intuito il dolore e il rispetto per la malattia, la paura dell’ignoto e la sua incredibile attrazione. Ho capito la vita nella morte, e la morte come vita. Grazie a Tiziano, un uomo che ha sorriso alla sua malattia, terribile e senza pietà, allo stesso modo in cui sorrise dinanzi alla pistola puntata contro di lui dal guerrigliero khmer o all’imbonitore che pretendeva di guarirlo con clisteri purgativi. Un uomo che ha cercato risposte ponendosi domande. Se in parte sono un uomo migliore rispetto a qualche anno addietro, lo devo a lui. A Tiziano che amava dire che “la sua vita se l’era inventata e che ognuno di noi può farlo, basta volerlo”. E’ vero, nel misterioso libro dalle pagine bianche della nostra vita, siamo noi gli autori che decidiamo cosa scrivere. E per ognuno di noi è un viaggio che va affrontato da solo con la consapevolezza però di dover convivere con il mondo intorno a noi, esserne parte, non in disparte. Un puntino, bianco o nero, nello Yin e Yang. Ma complementare, in sintonia con il resto al di là del colore.
In ricordo di Tiziano Terzani
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