Tra la fine dell’800 e l’inizio degli anni ’60 nella democratica e liberale Australia un centinaio di migliaia di bambini aborigeni, soprattutto meticci, vennero sottratti con la forza alle loro famiglie e fatti crescere sotto la custodia dello Stato, delle missioni cattoliche o affidati a genitori adottivi bianchi con la motivazione di una più adeguata “protezione morale”. In altre parole, per essere educati come bianchi e inseriti nei clichè della civiltà occidentale.
Quei bambini deportati, ora adulti che solo a fatica e con sofferenza sono riusciti a recuperare il ricordo della propria storia, vengono chiamati “the Stolen Generation”, la Generazione Rubata. Nel 1995, un’inchiesta condotta a livello nazionale dalla Commissione per i diritti umani ha riportato alla luce questo dramma rimosso. E’ stato così possibile conoscere la verità sulla politica profondamente razzista con cui fino agli anni ’70 le autorità australiane hanno tentato di negare l’identità aborigena attraverso uno sconvolgente programma di assimilazione forzata che l’Onu ha definito genocidio.
La coercizione culturale e religiosa, lo sfruttamento e il lavoro obbligatorio, i maltrattamenti fisici e lo stupro da parte dei bianchi, praticato su quasi il 90 per cento delle ragazze aborigene uscite dalle missioni, ha generato la perdita, spesso irreparabile, del patrimonio culturale della comunità nativa.
La motivazione principale era quella dell’assimilazione dei bambini aborigeni alla società nell’arco di una o due generazioni, negando e distruggendo loro la propria aboriginalità. Ciò si otteneva attraverso mezzi e privazioni di ogni genere.
1) Venne proibito loro di parlare le proprie lingue e praticare le proprie cerimonie .
2) Allontanati dalla propria terra, alcuni di loro oltremare.
3) Ai genitori non venne detto dove fossero I loro bambini e non poterono rintracciali.
4) Ai bambini piu piccoli veniva detto che erano orfani.
5) Le visite delle famiglie erano scoraggiate o proibite; le lettere venivano distrutte.
Una Commissione d’indagine nazionale è stata costituita nel 1995. Il Rapporto Bringing them Home del 1997 era crudo ed esplicito. Documentava come la sottrazione forzata dei bambini indigeni fosse una grave violazione dei diritti umani che continuò tranquillamente anche dopo che l’Australia ebbe preso impegni internazionali a favore dei diritti umani. La Commissione accertò che :
1) Fu discriminazione razziale perché su quella scala si applicò solamente ai bambini aborigeni.
2) fu un atto di genocidio contrario alla Convenzione sul Genocidio, (che vieta “il trasferimento forzato di un gruppo ad un altro gruppo” con l’intenzione di distruggere il gruppo
3) Che si desse inizio all ‘istituzione di registri, al rintracciamento di famiglie e servizi di riunificazione familiare e la necessità di risarcimenti compresi il riconoscimento e le scuse ufficiali del Governo
Il Governo Australiano ha chiesto ufficialmente scusa nel 2008.