L’ipocrisia (dal Greco ὑποκρίνομαι «fingere») è il vizio della persona che volontariamente pretende di possedere credenze, opinioni, virtù, ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non possiede. Essa si manifesta quando la persona tenta di ingannare con tali affermazioni altre persone, ed è quindi una sorta di bugia.
Ecco, fatta questa precisazione e premettendo che se il mondo fosse una linea retta, io, da bastian contrario qual mi riconosco, mi metterei di obliquo, posso procedere all’esplicazione del mio pensiero.
In questi giorni, sull’onda dell’emozione, effetto dello spettacolo del teatrino della miseria umana, rappresentato dalle tragedie dei migranti in mezzo al mare, per passare alla Siria e il suo “casus belli” Isis per finire allo Yemen massacrato dall’Arabia Saudita sotto il compiacente silenzio del resto del mondo, si sente parlare sempre più di pace, della ricerca di pace, della necessità di pace, di pace come baluardo da cui non trascendere. Eppure questo meraviglioso elemento della nostra vita, preziosa spezia che dovrebbe insaporire il ricco piatto della nostra esistenza,dolce nettare a cui aspirare da poterne bere a volontà…beh, insomma la pace mi sa tanto di parmigiano prodotto in Asia, per rimanere alla semplificazione alimentare come base d’esempio. Cos’è la pace? E cos’è l’ipocrisia ad essa legata? Invero ricercare e vivere in pace dovrebbe essere lo scopo principale dell’umanità, ma la prima ipocrisia in tale ricerca nasce dal momento che nasce il concetto di proprietà e quindi di possesso. Chiunque abbia un concetto di possesso di fatto esprime una non divisibilità, una non compartecipazione del posseduto con altri, quindi di fatto un mettere delle barriere a difesa del proprio status quo. D’altronde c’è anche chi ricerca il possesso dell’altrui proprietà, con ogni mezzo. Questo a dimostrare che pace e proprietà e/o possesso sono termini che non possono convivere e già questo significa che la pace, allo stato attuale della condizione umana, è di per sé un’ipocrisia. Ma torniamo ad oggi, a noi. Le questioni Siria,o quella dello Yemen,in Nigeria come in Ucraina, oppure la strage di migranti sono tutti argomenti che stanno tenendo tutti col fiato sospeso, interventisti contro pacifisti, buoni contro cattivi, lo spettro di un’altra “questione Cuba” tra Usa e Russia, tra oriente o occidente.
In questo mare di sentimenti pro e contro, veglie annunciate e digiuni proclamati,sguazza quella che io chiamo l’ipocrisia della pace. Sì, diciamocelo chiaramente, noi siamo ipocriti e la pace richiesta è la nostra forma ipocrita di affrontare le problematiche e darci una lavata alla nostra coscienza .Perché li in Siria,se qualcuno non se ne fosse accorto, sono già piu di due anni che si massacrano civili e soldati, così come sono 50 anni che si massacrano in Palestina, dov’è in atto una pulizia etnica, così come in Ruanda o nella repubblica Centro Africana del Congo. Così prima di allora è successo in Kosovo, nell’ex Jugoslavia, nel Kurdistan, in Afghanistan, in Nicaragua, in Sri Lanka, Birmania e moltissime altre parti. Succederà anche in futuro, in un crescendo di orrore dove torto e ragione si confonderanno in un colore commisto tra il nero dell ‘odio e il rosso del sangue. Notizia degli ultimi giorni parlano di cristiani assiri che decapitano jihadisti dell’Isis, in una sorta di una nuova legge del taglioneCosì come ora riusciamo a indignarci per lo sfruttamento di bambini nelle miniere africane di coltan (preziosissimo materiale per il nostro hi-tech) ma contemporaneamente non rinunciamo alla fila notturna in attesa dell’apertura del nuovo Apple Store e di entrare in possesso dell’ultimo ritrovato tecnologico. Massacri sistematici, esodi indotti, villaggi abbattuti e famiglie disgregate,stupri e mutilazioni,persone che affidano la loro vita ad un barcone, il tutto mentre queste notizie ,questi pezzi della nostra storia,passano inosservate nei giorni, mesi, o persino negli anni, grazie a mezzi d’informazione volutamente disinformanti. Quasi banalmente,casualmente, vengono recepite dalle nostre orecchie, dai nostri cervelli e ancora meno dai nostri cuori. Noi tranquillamente stiamo seduti sulle nostre poltrone cullandoci fra l’escluso di turno del X-factor, l’ultima scoperta di Amici, oppure condividendo le (presunte) tribolazioni del vip di turno segregato a (presunto) pane ed acqua su di un‘ isola remota. Eppure abbiamo volutamente ignorato che quel pugno di riso, che era l’alimento base del novello Robinson Crusoe alla ricerca di una nuova visibilità televisiva, è, per molti popoli e soprattutto moltissimi bambini, qualcosa di estremamente necessario nella vita reale e non in un format televisivo. Abbiamo volutamente ignorato che l’acqua a cui noi dedichiamo referendum dai risultati sempre bypassati , per altri popoli significa una tazza di liquido sporco trascinata per kilometri in giare poggiate sulla testa con una dignità che noi abbiamo dimenticato.
E oggi è quanto mai paradossale che a chiedere la pace sia l’uomo ( piu che apprezzabile come tale) a capo di un ente (privato? Pubblico? Ecclesiale?) che ha la sua banca principale con interessi nelle azioni delle industrie degli armamenti e che nel corso dei secoli, similmente ad altre religioni, non ha esitato a fare guerre magari per recuperare le reliquie di un santo, come quelle di San Giovanni Battista, distribuite come segue: la testa è custodita a Roma, un braccio è a Siena, il mento è a Viterbo (ma come, la testa non era a Roma? oppure c’è la testa, ma senza mento?), un dito è a Firenze, altre tre dita (ci si augura diverse da quello di prima) sono a Saint-Jean-de-Maurienne, mentre le ceneri (a questo punto, presumibilmente, ricavate dal poco che avanzava) sono custodite a Genova, ma allo stesso tempo anche a Loano.. . Oh sì, faremo digiuni, preghiere,riti scaramantici, offerte di bacchette d’incenso,marce e manifestazioni e quant’altro in nome della nostra ipocrisia della pace, perché il problema non sono le migliaia di donne uomini e bambini trucidati, mutilati, vessati, cacciati,privati della loro dignità e del futuro che pure nel corso degli anni ci dovevano quanto meno far indignare. No! il nostro problema è che l’umana paura, associata al malsano menefreghismo, ci fa temere d’arrivare all’ennesima guerra, magari mondiale, magari definitiva, e quindi ancora una volta interessati al nostro orticello,alla nostra tranquilla vita, dimenticando che essa è concatenata a quella degli altri.
E’ così quando sarà terminata anche questa crisi, con una guerra qualsiasi dai falsi scopi moralistici e liberatori, ma che probabilmente non porterà nessun cambiamento alla ns vita ma segnerà solo quella dei siriani,degli yemeniti, dei yazidi,dei palestinesi e di tutti coloro che fuggono dalla guerra o dalla fame torneremo alla nostre abitudini quotidiane, al nostro tranquillo mondo dove tutto è bello, tutto è perfetto. In attesa che da qualche altra parte del mondo si apra, o continui, un nuovo teatro dell’orrore, noi ci dedicheremo di nuovo al format televisivo di turno, per poi accorgerci , tra qualche anno, che nella vita reale si muore e si vive molto piu crudelmente che nella finzione scenica. Se questa pace non è ipocrisia , cos’altro è?