L’uomo! Involucro di carne fatto di cupidigia, bramosia, desideri; io ne so qualcosa. E tu non sei da meno, bastardo! Ti vedo, con quegli occhietti azzurri, tutto lindo e cortese. Ipocrita! Non ci hai pensato due volte: prima amico affettuoso, poi medico pietoso, e infine amante di quella che una volta era mia moglie! L’hai circuita per bene, bastardo! L’hai colpita nel suo punto vulnerabile: l’affetto che io non posso più darle! Le tue mani hanno sostituito le mie, prima sulle spalle poi sempre più languide sulla sua pelle. La tua bocca è passata dalla parola confortante al bacio passionale. Hai violato la mia casa, il mio amore, la mia vita. Da amico, medico, ad amante anche nel bagno o sullo scrittoio della stanza dove mi trovo. Io, intubato, derelitto corpo senza forza imprigionato in un letto. Carcere fatto di carne, ossa spezzate, lenzuola e flebo, tubi e macchinari. Hai sempre puntato a lei: la volevi, doveva essere tua. Non ti bastava, non volevi concorrenza. Maledico il giorno che ti ho conosciuto e ti ho concesso la mia amicizia! Maledico il giorno in cui mi hai spinto dalla cima del dirupo ma non mi hai ucciso, no! Quella che sembrava la tua sfortuna è diventata la mia condanna! Ed eccomi qua, muto testimone dei vostri giochi erotici. Complici! Ma ogni gioco ha una sua fine e ora sono un disturbo. L’ho capito, coppia di bastardi, eccome! E allora tira via questo maledetto tubo, spegni questa infernale macchina. Hai preso la mia vita. Almeno rendimi la mia libertà.