Luoghi dimenticati da Dio.
Luoghi dimenticati da Dio,qualunque esso sia che lì alberghi nel cuore e nelle menti degli uomini. Ruanda, Serbia,Afghanistan, l’elenco è lungo. La Palestina è uno di questi. Eppure è la terra di Dio per antonomasia, ricca di luoghi sacri per tutte e tre le religioni fondamentali. Da questa terra martoriata,per secoli oggetto di dominio senza fisso padrone,si erge un grido di dolore che rimane inascoltato, incompreso.
La questione palestinese
La questione palestinese si trascina da anni, mietendo vittime, spesso innocenti, da ambo le parti, al punto tale che le colpe degli uni si confondono in quelle degli altri e le ragioni non hanno confini definibili, alimentando disinformazione mista a pregiudizio. Non è solo la lotta tra un popolo lì da secoli, quello palestinese, e un altro,quello israeliano ( la parte sionista) in cerca di un posto che sia il suo rifugio.
Non è un problema di fondamentalismo religioso, effetto e non causa. E’ una storia che ha radici lontane, con la nascita del sionismo, movimento politico sviluppatosi dopo il 1880 tra gli ebrei residenti in Europa, con lo scopo di affermare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico attraverso la costituzione di uno stato proprio: Israele.
La conquista della Palestina, allora a maggioranza araba, iniziata negli anni ’20 per poi acuirsi nel primo dopoguerra, non fu risultato quindi della Shoah ma da essa trasse ulteriore forza in sorta di “giustificazione”.
In pratica, al di là dello sterminio nazista degli ebrei, il destino dei palestinesi era già segnato!
Urla nel silenzio del mondo
L’urlo che si leva dalla Palestina è un atto d’accusa, un immensa richiesta d’aiuto da anni inascoltata come ciclicamente è successo ai nativi americani, agli indios dell’Amazzonia, agli aborigeni australiani. La storia non scritta di questo nuovo olocausto parla di un popolo palestinese cacciato sistematicamente dalle sue case, privato delle proprietà, con massacri,stupri, deportazioni.
La lenta agonia oggi di Gaza è il tragico continuo di massacri come Sabra e Shatila negli anni ‘80. Identica però è l’indifferenza che li segue. Sarebbe necessario parlare di un popolo oggetto dell’apartheid sionista, con diritti ridotti se non negati, come il lavoro, l’istruzione,la proprietà, una vita normale.
Doveroso narrare di mura alzate a dividere due popoli che sino agli inizi del XX secolo vivevano pacificamente insieme. Di lacrime di genitori che cercano i loro figli fra le macerie di un bombardamento. Del silenzio di bambini che hanno smesso di cercare oramai da tempo qualsiasi cosa. Il terrore giornaliero in cui vivono due popoli, bambini ebrei invitati a scrivere il loro nome sulle bombe che verranno sganciate sulle scuole ed ospedali di Gaza. O l’ignominia di bambini palestinesi carichi di tritolo, facili prede di chi dal loro orrore trae profitto per la propria ideologia.
Davide e Golia
Si denunci l’uso di armi non convenzionali largamente profuso in una guerra che vede il secondo esercito del mondo contrapposto all’intifada palestinese fatta di bastoni e pietre.E’la riedizione del racconto biblico tra Davide (la Palestina) e Golia (Israele sionista), ma stavolta non c’è fionda che tenga, perché Davide soccombe sempre.
Se consideriamo le righe sopra scritte come storiche verità e intercettiamo il significato di esse possiamo capire come il terrorismo palestinese non sia altro che la reazione disperata, ancorché errata, di un popolo seviziato,martoriato, privo della speranza.
Vittima tre volte, dell’ingiustizia sionista e della sopraffazione ideologica islamica ma ancor di piu dal silenzio dell’Occidente,da qui la nascita dell’odio palestinese, in un circolo vizioso di morte e terrore,con vittima e carnefice che si scambiano i ruoli a scapito dei piu deboli tra l’indifferenza generale.
Dopotutto cosa importa al resto del mondo di un non-popolo e del suo antagonista.? E’ questo un grave errore che non possiamo commettere, poiché ciò che accade da quasi un secolo in Palestina, oltre ad essere un‘immane tragedia di ingiustizia e violenza, è oggi la peggior minaccia alla pace nel mondo.
La genesi di questo conflitto va raccontata senza perifrasi, anche laddove la verità è difficile da digerire. Perché Israele il suo diritto ad esistere l’ha ormai acquisito in forma pragmatica ma ha il torto di chi l’ha ottenuto con la violenza e la sopraffazione.
Ci vorranno decenni per ristabilire una sorta di giustizia, elemento essenziale affinché due popoli, quello palestinese e quello ebraico, in pari misura, trovino la pace. Percorso vitale, perché la storia dimostra come non ci sia miglior carnefice di chi è stato vittima. E la storia è ciclica.
Letto l’articolo, similare ad uno precedente. Mi pare che ad aver stabilito l’ubicazione del nuovo stato d’ Israele sono stati gli stati che hanno vinto la seconda Guerra Mondiale. A quell’epoca, il popolo ebraico, sempre mal visto dal resto del mondo, ha pensato in massa (ovviamente non tutti) di rientrare nei territori che ritenevano assegnati loro da Dio essendo popolo eletto. Sappiamo bene cosa poi è successo. Ma io la responsabilità la do a chi per comodo ha ritenuto creargli uno Stato definito proprio lì. Quando avrebbe potuto benissimo trovare un’ altra sistemazione tale da non creare attriti con la popolazione che già li viveva e cresceva da secoli! Ma queste dispute, hanno fatto comodo a tanti che negli anni li hanno aiutati e appoggiati. Loro ovviamente si sono sentiti autorizzati a restare e ad espandersi grazie a quel dono che il loro Dio ha dato loro. Il solo pensare che già da bambini siano istruiti alle armi per essere dei bravi militari da grandi è terribile perché è terribile togliere la fanciullezza ai bambini. Stessa cosa avviene nel mondo Palestinese che per contrastare il potere forte israeliano addestrano anche loro i propri figli, anzi li imbottiscono di tritolo per usarli come arma di distruzione. Non credo che noi possiamo trovare una soluzione a questo continuo conflitto territoriale ed ideologico. Saranno popoli in guerra in eterno. L’unica cosa, non esasperare l’odio, non fomentare le rabbie, i risentimenti. Non sfruttare la disputa per comodo ideologico. Augurarsi che un giorno….visto che credono in un Dio..che una notte appaia loro una visione che porti la PACE. Un sogno? Una favola da raccontarsi? Forse si….come ultima speranza…
Tutto giusto, tranne una sola cosa: un popolo è in guerra, l’altro difende legittimamente quel poco che ancora non gli è stato tolto