LE RIME BUCCALI.
Lo dico seriamente, dopo i congiunti, gli affetti stabili, i metri dinamici e statici, gli alunni come imbuti pieni e i banchi come forma di apprendimento, questa me l’ero proprio persa.
Poi scopri che, al di fuori delle televendite peppinelliane, le bombe ad orologeria del Travaglio secondo Marco, le pieces teatrali di Scanzi, gli show da go kart della Mary Poppins dell’istruzione, le isterie del Pedullà politico, c’è un mondo di documentazione ufficiale che fa concorrenza ai testi di Crozza.
Una delle raccomandazioni del Comitato Tecnico Scientifico nelle linee guida x la scuola riguarda «Il distanziamento fisico, inteso come un metro fra le rime buccali (le bocche – ndr) degli alunni, che rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione”
Le rime buccali, a metà strada tra l’Accademia della Crusca e il titolo di un film porno, il nuovo psicodramma interpretativo del governo del codicillo.
Tinto Brass ne avrebbe tirato fuori un film da novella boccaccesca, magari proponendo il ruolo principale proprio al ministro, De Andrè ne avrebbe musicato un capolavoro, D’Annunzio l’avrebbe svolta in versi dopo l’ultimo amplesso con l’ennesima amante, qualcuno avrebbe riscritto il proverbio “il mattino ha l’oro nella rima buccale” o “il riso abbonda sulla rima buccale”.
I napoletani avrebbero ingentilito le qualità delle mamme e sorelle altrui con “mammeta è ‘na grand espert e’rimm buccal” e “chella granda rimaiola buccale e’ soreta!“
A Roma già si stanno riorganizzando i cartelli alla Bocca della Verità, uno dei luoghi più magici della città, mentre è corsa contro il tempo sulle carte nautiche per rinominare le Bocche di Bonifacio, prima che capiti un altro Schettino che ignori il latinorum governativo più dei principi di navigazione.
E meno male che è difficile trovare a scuola qualche ragazza con i canotti della Gruber, altrimenti i compagni sarebbero catapultati fuori dalle finestre per mantenere il distanziamento!
Poi c’è chi fa già twitt del calibro “la scuola è un apostrofo scarlatto tra le rime buccali”.
E chi, come Carlo Cottarelli (non certo un Babadook della destra) si limita a sorridere e dire “Se parliamo così, siamo certo un Paese con un grande passato. È il futuro che mi preoccupa”.
È quello che infatti sospettano quelli come Rutte.
A proposito, se vi state chiedendo cosa siano le rime buccali eccovi serviti:
” La rima buccale (o rima oris) è “l’apertura delimitata dalle labbra, a forma di fessura trasversale tra le due guance (buccae)”, quindi la parte esterna della bocca.”
Fidatevi, è la Treccani, non il codice peppinelliano.
Avanti, adagio, fanculo.