Daniele De Rossi è partito per l’Argentina.
Per andare a giocare nel Boca.
Squadra magica, il Boca.
Uomo bravo e fortunato, Daniele De Rossi.
Che ha coronato molti dei suoi sogni calcistici.
“E se te dico che la indosserai più di seicento volte? A me ne basterebbe una di partita”.
Vestire le uniche due maglie per le quali ha sempre tifato.
Una, quella giallorossa per tutta la carriera.
L’altra, quella “zeinese”, per quel che sarà il momento di un lungo sogno da sempre cullato.
Voleva continuare, provare a cercare qualche forza residua, lui da sempre gladiatore in campo, in quelle ginocchia martoriate dall’età e dalle mille battaglie
Non ha scelto l’Italia, troppo innamorato della Roma per vedersi con un altra maglia addosso.
Non ha scelto soldi, ragazze pon pon e noccioline americane.
Non poteva scegliere un conto un banca triplicato tra occhi a mandorla e dune mediorientali.
Ha scelto il Boca, una squadra, una tifoseria e un campionato da sempre “caldi”.
Ha scelto uno stadio, La Bombonera, che è una arena per cuori forti, che gli ricorderà il Colosseo.
Così da non sentire più del necessario la nostalgia di casa.
Li ha scelti, squadra, tifosi, stadio e torneo, perché lui ha ancora “garra” da vendere, perché quella vena che gli si gonfia nella pugna calcistica è ancora vogliosa di sangue.
Li ha scelti perché è un sogno.
Li ha scelti perché, dopotutto, un gladiatore per talamo preferisce una arena, non un comodo letto, per finire i suoi giorni.
E per un calciatore la fine della carriera è un po come morire.
Per poi rinascere a nuova vita.
Uomo fortunato, nei sogni, Daniele.
Seppur tradito nel suo sogno iniziale, ne realizza un altro.
Noi saremo qui ad aspettarti, Daniele.
Così da insegnare a questi ragazzini viziati che significa ingrossare una vena anche per correre in soccorso di chi ti è a fianco, come si entra in tackle in campo e nella vita, come non si tira mai indietro la gamba anche a costo di pagare per propri sbagli.
Ciao, Daniele.
Vai lì e insegna loro come combatte, vince e perde un gladiatore.