Come si può coscientamente affermare che negli ultimi attentati terroristici in Europa non c’entra niente l’immigrazione?
Sono o non sono figli, nipoti di immigrati, piu’ o meno regolari, che hanno cercato una nuova vita in questo continente marcio anni fa?
Simboleggiano o no, con la loro scelta di abbracciare un ideale di morte come l’Isis o chi per esso, il naufragio delle tante sbandierate poltiche di integrazione delle quali ci facciamo vanto?
Sono o non sono il pessimo risultato di quanto abbiamo mostruosamente creato nelle periferie di ogni nostra città, in quanto a degrado, abbandono, senso delle istituzioni, per noi e per loro?
Rappresentano o no il dazio da pagare per il nostro lassismo etico e morale, lo specchio nel quale si riflette una crisi economica, sociale e morale della nostra società?
Non è la data nel quale si sono imbarcati, in nave, aereo, treno o a piedi che li rende piu’ o meno immigrati.
Quelli che oggi fanno attentati non li abbiamo respinti nelle pericolose e fredde acque del mare ma al caldo della nostra presunta civiltà.
Non è una cittadinanza o meno a renderli stranieri, nel cuore e nell’anima, nel paese che li accolti.
Quelli che oggi accoglieremo probabilmente genereranno a loro volta figli e nipoti che noi getteremo nelle fauci della bestia odio, se prima noi stessi non riusciremo a cambiare dall’interno la nostra società.
Li metteremo, in nome della nostra ipocrisia, in contrasto con i nostri, di disperati, favorendo ora gli uni, ora gli altri, acuendo odi razziali che sfoceranno in tragedia da entrambe le parti.
L’immigrazione, passata, presente e futura, è figlia di nostri immani errori.
A partire da un ipocrita buonismo.
Ecco perchè, in quanto di bestiale accade oggi, l’immigrazione è allo stesso tempo causa ed effetto