Se c’è una parola abusata in quest’ultimo periodo della vita politica italiana è “orgoglio”.
Il nostro premier, tal Matteo Renzi da Firenze, una città, una terra che,fortunatamente, ha dato natali a ben altri lustri, ne fa un cavallo di battaglia.
Che parli dell’Expo o del Giubileo, delle vittorie sportive, che fa sue con tanto di viaggi lampo, o delle riforme istituzionali, che sbandiera senza tirarle fuori dal cantiere, dei premi alla cultura italiana, che affosa però con decreti, o dell’ennesima porcata che salva le banche ma condanna i correntisti, degli affari imprenditoriali all’estero o del suo Jobs Act che produce più danni della grandine, soprattutto per i lavoratori stagionali, il giullare fiorentino sbandiera la parola “orgoglio” come solo un ben altro personaggio, Benito Mussolini, riuscì a fare.
Un vessillo, questa parola, dove nasconde le pecche di una nazione che da più di 150 anni, salvo sporadiche occasioni , non conosce cosa sia!
Una parola che nasconde le nostre opere d’arte dietro scatoloni per non disturbare Rohani,presidente di quell’Iran che ha ben altri problemi con il decoro che non la nudità artistica.
Una parola che si vergogna di fronte alla pantomina della nostra delegazione in Arabia Saudita, vendutasi cenciosamente per qualche Rolex d’oro, che ora “istituzionalmente” verranno assegnati ai soliti noti.
Una parola che viene dimenticata nel caso dei marò in India, dove svendiamo alla ragion di stato economica una giusta richiesta per il termine di uno stillicidio di attesa sulla sorte dei due nostri soldati che, colpevoli o meno, hanno tutto il diritto di essere giudicati in tempi brevi e non ostaggi di ripicche.
Una parola che viene seppellita dietro l’ipocrisia degli affari commerciali di aziende come Finmeccanica che vende armi e armamenti a quegli stessi paesi che poi noi giudichiamo “pericolosi” per la nostra sicurezza.
Una parola abiurata quando si parla di integrazione al solo scopo di permettere di votare i propri candidati per delle presunte primarie o future elezioni. Una compravendita di voti che parla cinese, magrebino,siriano senza nemmeno informarsi della traduzione, nella loro lingua, della parola “orgoglio”.
Una parola nuovamente affossata nel caso del giovane Giulio Regeni, torturato per giorni in modo efferato nell’Egitto di Al-Sisi e ucciso spezzandogli l’osso del collo. Facciamo finta di indignarci, mandando commissioni di inchiesta, alzando quel tanto la voce affinché il nostro premier possa twittare questo orgoglio come panacea per il popolo ma, alla verità dei fatti, solo chiacchiera propagandistica per popolani ignari e compiacenti giornalisti.
In questo Renzi passa dal prospetto mussoliniano a quello borbonico, assimilandosi al “Festa, farina e forca” , le tre “f” che, secondo Ferdinando II di Borbone servivano per governare il popolo.
Regeni, un giovane ragazzo italiano, con ideali forse utopici ma non per questo da considerare inutili, si aggiungerà, suo malgrado, ad una lunga lista di “disturbatori di piazza”. Gente scomoda, per la politica e gli affari italiani, come Vittorio Arrigoni, Peppino Impastato e tanti altri che pagano con la loro vita il cercare e far conoscere la verità in un mondo che, al meglio, li considererà degli sprovveduti “che se la sono andata a cercare”. Vittime designate da dimenticare facilmente al netto di una morale che si ferma all’affare di turno.
Magari Regeni , alla lunga, sarà piu fortunato e magari,contrariamente a quanto fece la rappresentanza politica italiana di allora nei confronti di Vittorio Arrigoni, avrà il nostro social premier che presenterà ai funerali,forse di stato. E avrà una lapide, o un aula del parlamento intestata come quel Carlo Giuliani,lui sì ricordato al di là di evidenti demeriti!
E ne saremo orgogliosi, di lapidi e funerali, dimenticandoci che Giulio, che coraggiosamente aveva deciso di essere Don Chisciotte in una terra spietata, dove la tortura è strumento di ogni giorno, dominata da un dittatore spietato, forse vorrebbe solo giustizia.
Ma può la giustizia andare di apri passo con questo nostro finto orgoglio? Perché, signori,un governo che possieda vero orgoglio nazionale, preso per i fondelli dalle autorità egiziane (alle quali manca solo l’ipotesi del rapimento alieno)dopo aver mandato i suoi inquirenti in Egitto, al primo depistaggio di Al Sisi richiama l’ambasciatore, al secondo rompe le relazioni diplomatiche,al terzo convoca i suoi imprenditori impegnati in Egitto.
Tutto il resto sono chiacchiere, il solito bla bla bla di un premier e di un governo che si arrampicano sugli specchi, dal buonista Gentiloni all’ectoplasma europeo Mogherini , su questioni che spaziano da Regeni ai marò Latorre e Girone, dalla questione immigrati ai pannelli sulle opere d’arte. Senza dimenticarci, naturalmente, anche le inettitudini di precedenti governi in questioni simili, vedi Calipari e la funivia del Cermis. Dove l’orgoglio italiano viene seppellito, sempre.
Si smetta, quindi, di pronunciare quella parola, “orgoglio”, e meno che mai di blaterare di diritti umani, e Renzi e il suo governo dichiarino, in un impeto di orgoglio(perché varie sono le forme di orgoglio e anche un malvivente può essere “orgoglioso” delle sue malefatte) i propri confini dai quali non si deroga: in nome del profitto tutto è lecito a chiunque. Tranne che alle vittime
L’orgoglio, quello vero, lo seppelliremo dietro un bel funerale di Stato, a qualche lapide. Dietro a qualche tweet.