Guardando le immagini che provengono dall’Italia dopo ogni alluvione e ascoltando il relativo bollettino di guerra composto da morti, feriti e danni, ben si può capire quale spreco d’acqua abbia fatto Dio col Diluvio: gli sarebbe stato piu’ facile creare un mondo di penisole governate da assoluti inetti e incapaci e abitate da popoli menefreghisti.
Se i nostri governanti e parte del nostro popolo avessero avuto in dono non il magnifico stivale d’Europa, ma la terra dei Tulipani, guarda caso chiamata Paesi Bassi, da tempo saremmo un popolo di ranocchie, in simili condizioni!
Ciò che è piu’ importante è che, ad ogni maltempo, nubifragio o alluvione che si dir si voglia, aggiorniamo la conoscenza geografica del nostro paese scoprendo nuovi fiumi, torrenti e rigagnoli vari dei quali a volte ignoriamo la conoscenza. Finchè non straripano diventando celebri, loro malgrado!
Il fango, quello vero, nel quale sguazziamo ideologicamente grazie al continuo malaffare, diventa parte reale della nostra vita. E almeno questo lo riusciamo a spazzare via, dopo però che ha riscosso i suoi tributi composti da vite umane, proprietà spazzate vie, vite di sacrifici lavorative distrutte.
E mentre una classe politica, da destra a sinistra, ciclicamente e a turno, continua a disquisire su ponti su stretti vari, il nostro paese affonda, i nostri argini straripano, le nostre colline franano. Le vie crollano (questo, a dire il vero, anche col buon tempo!), gli edifici pubblici collassano, il nostro patrimonio storico, che ha resistito indefesso dai tempi dei romani, crolla sotto i colpi di altri romani (intesi come tali dal domicilio del loro posto di comando), i politici.
Guai però a dare la colpa solo ai nostri politici! Anche noi, come popolo, abbiamo i nostri peccati originali. In fin dei conti la classe politica è la nostra immagine riflessa. Nelle loro pecche giustifichiamo le nostre. Si dice che la casa sia la radice di una famiglia. Abbiamo preso talmente sul serio questo modo di dire che abbiamo sostituito le radici degli alberi abbattuti con le nostre case, spesso costruite sopra un argine pericoloso, altrimenti ostruendo vie naturali di fuga dell’acqua.
La colpa maggiore, seppur in parte suddivisa tra popolo e governo, però va quest’ultimo, inetto, incapace, ignavo. Guai a parlare di risanamento idrogeologico. C’è una favoletta che narra di un 3% di austerity da rispettare e non è glamour! Vuoi mettere un ponte con un argine? In questo siamo avanti al resto d’Europa. Sul risparmio sul dissesto idrogeologico ( e ideologico) siamo maestri. Talmente bravi che avremmo potuto consigliare Dio su come cancellare il genere umano con un inezia d’acqua rispetto a quella sprecata dall’Onnipotente stesso.