Deutschland über alles.
Le radici di una nazione, a volte, sono ben salde anche nel suo inno. La Germania lo sa bene. A loro spese, anche gli altri paesi del mondo.
Per decenni la Germania è stato il modello da seguire, il campione che gonfia il petto e traina tutti.
Se ti sei abituato ad essere sul podio e da lì guardare tutti con sufficienza, puoi essere al massimo accusato di supponenza, di superbia. I fatti , le vittorie, parlano per te. E sei piu forte anche delle invidie, dei sospetti, di tutto. Ma se quelle stesse vittorie vengono sconfessate dall’uso di doping, o da aiuti di qualsiasi natura, quei podi non hanno più valore e la tua superbia,la tua arroganza si ritorcono contro di te, diventando una macchia infamante per tutta la vita!
Allora la tua vita, sino ad allora contrassegnata dalla musica trionfale di Richard Wagner della “Cavalcata delle Valkirye“, rischia di tramutarsi nella musica drammatica, dello stesso compositore, de “Il crepuscolo degli Dei”
Notizie dell’ultime ore danno per scontato che il governo tedesco, e con esso la Merkel, sia stato a conoscenza della truffa della Volkswagen, truffa atta ad aprire porte insperate in nuovi mercati e ad abbattere la concorrenza. Aumentando di fatto il PIL germanico. La potenza tedesca. Perciò non si può scindere lo scandalo Volkswagen dalla Germania e viceversa.
Cresciuti nel mito tedesco
La Germania per anni è stata identificata nel mito economico, di efficienza, da seguire. Anche per un imprecisato e strano senso di colpa che l’Europa ha radicato nei suoi confronti.
Si sente spesso dire che la Germania sia una nazione sempre soggiogata dalla pesantissima cappa di piombo che le ha gettato addosso il resto del mondo. Io amo pensare che la cappa di piombo sia quella che ha subito mezzo mondo quasi 70 anni fa , e che il vero fardello, ignavo, della Germania sia una cappa di fumo sì, ma fatta di brandelli di carne, ossa, tendini andati in fumo attraverso una barbarie mai vista prima e con l’indifferenza e l’arroganza di chi si sente superiore.
Qualcuno altro afferma che sia ingiusto rinvangare atrocità del passato: io rispondo che resto fermamente convinto che la conoscenza del passato spieghi il presente e prepari al futuro.
La Germania, come noi. Anche peggio
Parliamo di fatti, ripetuti, in modalità diversa, nel tempo e nella storia.
Qualcuno afferma che personaggi come la Merkel, Schauble, Schultz siano l’effetto , la nemesi, di un senso di colpa opprimente che abbiamo noi, paesi vincitori, instaurato nel popolo tedesco. Falso!
Questi personaggi, come in passato lo furono il Barbarossa, Bismarck o Hitler sono l’espressione della natura di un popolo, sempre proiettato all’annichilimento del prossimo. Essi prendono forma laddove il senso di colpa lascia la terra germanica e si diffonde nelle timidezze degli altri paesi, resi succubi e timorosi da una grandezza di facciata. Che ha le basi in un profondo odio per qualsiasi cosa non sia tedesco.
La truffa Volkswagen non è che l’ultimo esempio di una virtu’ presunta ma che si scioglie come nebbia al sole. Dei fatti. Qualcuno ignora che alla Germania per ben due volte le sono stati ridotti i debiti di guerra, tranne poi lei essere inflessibile su i suoi crediti. O abbiamo dimenticato che la Germania sforò il patto di stabilità, alla caduta del muro, per poi chiedere rigore inflessibile alla Grecia, anche di fronte ad un 43% di mortalità infantile?
Vogliamo ignorare le mozzarelle blu prodotte in Germania e distribuite in tutta Europa come italiane, il latte importato dai paesi dell’est, spacciato per tedesco, o chi sia tra i primi beneficiari dell’utilizzo della polvere di latte nei formaggi che sembra dover diventare legge anche in Italia?
Oppure cancelliamo il fatto che mentre noi italiani ci adoperavamo, anche fra lazzi e lezzi, a salvare vite nel Mediterraneo , i tedeschi rifiutavano di accoglierli nel proprio territorio, tranne ospitare ora quelli che servono.
Sorvoliamo pure sull’ignavia mostrata nel caso ThyssenKrupp AG!
Parliamo di quel popolo che criticava il malaffare greco tranne poi vendergli carri armati e sottomarini. Qualcuno troppo presto si è dimenticato lo “scandalo Siemens”!
Vogliamo parlare di corruzione? Fra tangenti e lavoro nero, i crucchi occultano più di 500 miliardi di euro e non si fermano a rubacchiare sulla nettezza urbana. Ad esempio per “incoraggiare“ l’acquisto di armi di produzione tedesca sarebbero stati corrotti fior di funzionari greci, per un totale di 18 milioni di euro!
Ricordiamoci dei falsi bilanci della Deutsche Bank: 54.700 miliardi di euro (54,7 trilioni) di prodotti derivati che sperano di scaricare presso le loro banche per non far saltare la banca nazionale. Una cifra pari a 20 volte il loro Pil.
Qualcuno sa che la Merkel ottenne l’esonero del controllo della BCE dei bilanci delle Sparkasse? Se altri Stati dell’Unione Europea avessero tenuto lo stesso comportamento, la Merkel non avrebbe lesinato critiche e minacce con i suoi atteggiamenti neonazisti.
Signori, questa è la Germania! E non da oggi, ma da qualche secolo.
La rettitudine “forzata”
Certo qualcuno ricorda i tanti politici, manager e altri personaggi della vita pubblica tedesca sorpresi con le mani nel sacco e denunciati per quelle che in Italia, paese del malaffare per nomea, sarebbero quasi considerate prassi comuni. E li abbiamo additati, in quelle situazioni, ad esempi da seguire.
Attenzione, però! La reazione suscitata , in Germania, da questi piccoli scandali tradisce anche la paura nascosta di uno scandalo di grandi dimensioni. Che puntualmente è arrivato. Forse i tedeschi sono costretti ad una forzata rettitudine proprio per poter giustificare sempre sé stessi. Questa “rettitudine”, col tempo, si trasforma in qualcosa di spietato,che ha un confine molto labile stabilito, nella storia, dall’avvenire di un eventuale nuova sconfitta, in qualsiasi campo!
La fine di un mito?
Lo scandalo tedesco, la truffa Volkswagen è forse la fine del mito tedesco, quello dei piu’ bravi. Un mito nato anche dai nostri sensi di colpa, prigionieri innamorati del proprio carceriere in una sorta di sindrome di Stoccolma universale. Insomma ci siamo innamorati dei nostri carcerieri, quelli che davano lezioni di rigore, di onestà. Di quelli che le regole si devono rispettare, ad ogni costo, anche di vite umane. Di quelli dell’austerity a senso unico.
La Germania che ora deve rispondere di fronte al mondo di un inganno gigantesco. L’ennesimo.
Saprà il mondo non innamorarsi, per l’ennesima volta, del suo carceriere?