C’è uno specchio, ingiallito dal tempo. Guardo la mia immagine riflessa. Strano, non mi ero mai visto così. Forse non mi ero proprio mai visto! Oppure mi sento semplicemente diverso, ora che ho dato sfogo alla mia libido. Completo e appagato: sì, se proprio dovessi usare due parole per descrivere il mio stato attuale userei queste.
Guardo la ragazza seduta per terra,le gambe piegate pudicamente di lato. Troppo tardi, per lei!
Tenta di coprire le sue nudità con le sue misere vesti. I suoi gesti sono meccanici, quasi sia rimasta prigioniera, nella sua mente, in un mondo diverso da quello in cui giacciono le sue membra.
Ad essere bella è bella, ma ora, dopo che ne ho abusato, parte della sua bellezza è sfiorita come quella di un magnifico fiore che viene reciso.
Singhiozza. E’ dolorante.
Sul corpo ha i segni, esterni e intimi, del mio possesso, mentre sul viso ha tracce della sua sottomissione alla mia libidine. Le porgo uno straccio di stoffa.
L’ultima umiliazione!
“Pulisciti la faccia”
Lei prende lo straccio e lo passa sul volto. Lava via ciò che è mio con le sue lacrime che le solcano le guance.
Il capo basso, non osa guardarmi.
Ora ha paura di me come non ne ha mai avuto prima. Di me o del mostro che ho dentro e che in parte appartiene a lei, ora.
Sento, dopo anni e anni, scorrere nelle mie vene una nuova emozione, linfa rigeneratrice di ogni goccia del mio sangue, nero come inchiostro.
Sì, mi sento un altro uomo, un mostro, ma, perdio, mi sento VIVO!
Lei biascica qualche parola:
“ Lei..un prete..il mio parroco..ha abusato di me!Come ha potuto!”
“Falla finita, hai avuto solo quello che meritavi, e da tempo!”
Implora, ma non ci crede nemmeno lei dal tono della voce:
“Dio la punirà..il Signore avrà..”
La zittisco:
“Dio, il Signore…stupida che non sei altra! Dov’era il tuo Signore mentre ti possedevo e ti facevo mia? Io, solo io, sono stato il tuo signore, questa notte. Io ti ho trasformata da ragazzina petulante in donna superbamente conquistata. Io, solo io, sono stato il tuo creatore, modellandoti come creta ad ogni mio assalto!”
Per la prima volta lei alza lo sguardo:
“Io non volevo! Credevo che qui da lei sarei stata protetta, per amore e ritegno dell’ abito che lei indossa. Immacolata Concezione, intercedi per me e dammi giustizia!”
La mia risata è grassa, sarcastica, offensiva e la scuote,annullando le poche certezze che lei stava, faticosamente, acquistando.
“ Tu, proprio tu, giovincella causa dei miei guai, parli di giustizia? Anni, decenni, di tormenti inflitti a me, li hai ripagati questa notte. Eccome se li hai ripagati! Questa è giustizia. La mia giustizia!”
“Ma cosa le ho fatto mai,perché tanto odio verso di me?”
Le mie parole escono come un ruggito di belva feroce, lei la preda da sbranare!
“ E me lo chiedi pure? Per la tua ritrosia, per quella voglia di santarellina che hai, ho subito decenni di insulti, epiteti infamanti, ilarità e compassionevoli commenti. Sono tutti vergati qui, nelle pagine di questo odioso romanzo,come sferzate di frusta sulla mia pelle! E tutto questo per cosa? Per non aver voluto soddisfare i pruriti del signorotto locale, maledetto anche lui! Se tu l’avessi fatto, anche solo una volta, ci saremmo evitati pagine e pagine di tormenti e guai. E magari ti sarebbe anche piaciuto!”
Lei mi guarda inorridita:
“ A tal punto quindi arriva il suo odio e la sua depravazione?”
Mi avvicino a lei, che si ritrae strisciando all’indietro con l’aiuto delle mani. Ho il suo rispetto anche se attraverso il timore.
Mi basta!
“Si, piccola sgualdrina, causa dei miei mali. Non l’hai voluta dare al manigoldo, che magari ti avrebbe anche ricompensato con qualche ninnolo o qualche soldo, capriccio estemporaneo da soddisfare? Peggio per te! Le tue virtù le ho prese io, tutte,senza riserve e in ogni angolo, e senza darti niente in cambio se non ciò che è dentro di me e con mia grande soddisfazione! Ora vestiti e va, Lucia. Torna da Agnese, tua madre, e torna dal tuo promesso sposo, Renzo. Conta loro come ti ho posseduta e resa donna, in questa, mai troppo lunga, notte. Fatti baciare sulle labbra dove ho marchiato il mio possesso su di te. Torna a casa e conserva in te il ricordo di questa notte.
Questa notte mi hai ripagato per ogni riga scritta, parola pronunciata contro di me per le tue ritrosie puritane,per il tuo infausto perbenismo, perché per esistere tu dovevo essere creato io, oggetto di scherno e derisione.
Domani, per chi scorrerà le pagine di codesto odioso romanzo, io sarò di nuovo il vaso di coccio tra quelli di ferro,il pusillanime, il codardo. Ma, vivaddio, questa notte io, Don Abbondio, sono stato il tuo unico Signore e ho preso da te ciò che gelosamente custodivi e del quale era feroce guardiano il tuo creatore, tiranno senza cuore di questo regno fatto di righe,inchiostro, lettere, che ha l’abominio di decidere chi si salva e chi è condannato senza dare scelta. Va ora, Lucia, va dal tuo promesso sposo, che l’alba è vicina e un’altra giornata triste per me si avvicina”
No…mi hai distrutto” I promessi sposi” di Manzoni!!! Come hai osato tanto? Proprio un Don Abbondio, così vigliacco…così strisciante, così servile!!! Si doveva impossessare della castità di Lucia. giovane sprovveduta, incoscientemente innocente. Favolosamente unica donna contesa da contadini e duchi! TU hai osato infangare quell’anima gentile, pura…l’hai fatto tramite Don Abbondio..il peggio del peggio…il diavolo fatto persona. Neppure tentatore, ma sotto le spoglie di un viscido prete senza Dio e senza onore!!! Ma io ti perdono…Manzoni sicuramente NO!!! Bello però…mi piace!!!!